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Questo articolo è stato pubblicato il 08 agosto 2012 alle ore 08:16.

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Sfide internazionali per le nuove stazioni dell'Alta Velocità: i giapponesi vincono in Italia e gli italiani in Marocco. A Torino e a Casablanca sono state aggiudicate in questi giorni due grandi gare di progettazione che hanno premiato la cordata di Kengo Kuma per nuova stazione di Susa della linea di ferrovia veloce Torino-Lione. E in Nord Africa ha vinto una cordata italiana con i romani Abdr e i veneti Favero & Milan Ingegneria nel Nord Africa e Italferr. Grandi concorsi internazionali sul modello di quelli promossi negli ultimi dieci anni da Ferrovie dello Stato per realizzare le stazioni dell'Alta velocità italiana di cui due, Roma Tiburtina e Torino Porta Susa, sono state ultimate negli ultimi mesi.

Val di Susa. Kuma si è aggiudicato il maxi-concorso indetto dalla Lyon Turin Ferroviaire (Ltf) per costruire il nuovo scalo sul lato italiano della linea, in un sito di 100mila mq in cui si dovranno integrare vecchia e nuova linea ferroviaria, e in cui si prevede la realizzazione di una stazione di circa 6mila mq di superficie. Sarà una struttura su due livelli pensata per poter far passare i treni ad alta velocità ma anche per poter smistare i flussi su gomma e su rotaia. Lo studio giapponese ha battuto quattro cordate internazionali guidate da Foster+Partners, dai genovesi 5+1AA, Diermar Feichtinger Architects con le Ferrovie Belghe e da Embt Miralles-Tagliabue. Una ristretta selezione che aveva visto inizialmente in campo 170 studi di ingegneria e architettura.

Kuma è l'ultima firma internazionale che si aggiunge a quelle che si sono già aggiudicate i precedenti concorso, da Zaha Hadid a Afragola a Foster a Firenze.
Casablanca. Ma gli italiani si rifanno oltre confine e la nuova stazione Av di Casablanca sarà made in Italy. La gara internazionale è stata assegnata infatti a Italferr con Favero & Milan Ingegneria, l'architetto marocchino Yassir Khalil e lo studio Abdr Architetti Associati (gallery sul sito di «Progetti e Concorsi)». Abdr è stato anche il vincitore del progetto della nuova stazione Tiburtina di Roma. Il gruppo italiano ha vinto il concorso promosso da Ferrovie Oncf (Office National des Chemins de Fer) superando tra l'altro i francesi di Arep (progettista della nuova stazione Av di Torino Porta Susa e di molte stazioni Av in Francia), i tedeschi Gmp (progettisti della nuova stazione centrale di Berlino "Berlin Hauptbahnhof") e gli inglesi Chapman Taylor (progettisti dello scalo londinese di St Pancras e dell'aeroporto nuovo hub di Dubai).

La nuova stazione si chiama Casa Voyageur e ospiterà circa 22 milioni di passeggeri l'anno (contro gli attuali 4,5). Il concept richiama il progetto della nuova stazione romana e prevede una stazione a ponte sospesa 19 metri sopra i binari.
Sia a Torino che a Casablanca si punta su un terminal che sia occasione di riqualificazione urbana, unendo quartieri divisi dalla ferrovia e incrementando l'intermodalità.
La nuova stazione Av di Casablanca rientra nel progetto di costruzione della nuova linea ad alta velocità Casablanca-Rabat-Kenitra-Tangeri, in gran parte finanziata dal Governo francese e da alcuni fondi della penisola arabica e voluta dal Re del Marocco, Mohamed VI. Casablanca sarà la prima stazione del continente africano e porta di accesso a una metropoli con più di 4 milioni di abitanti.

«La nuova stazione di Casablanca si connetterà a quella esistente - spiega Filippo Raimondo, socio di Abdr - e collegherà due pezzi di città oggi separati, come abbiamo fatto a Roma con la Tiburtina e come abbiamo pensato per Bolzano, dove Abdr ha vinto un altro concorso per riqualificare l'areale ferroviario. Il ponte della stazione diventerà un ponte urbano: all'interno le stazioni assomigliano sempre di più agli aeroporti; abbiamo previsto negozi, ristoranti, luoghi per preghiera, spazi per l'aggregazione».

La stazione di Casablanca sarà poco più larga e più corta della Tiburtina: il ponte sarà lungo 200 metri e largo 60. «Abbiamo cercato di fondere tradizione e innovazione: le trasparenze, la texture esterna e l'uso della luce ricorda l'architettura islamica. Abbiamo fatto attenzione alle ombre e all'acqua e ci sarà una sala d'attesa anche all'aperto, come fosse un giardino». «La geografia diventa architettura – dice Raimondo –: il paesaggio da naturale diventa artificiale. Tutto sarà coperto da una sorta di grande tenda araba».

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