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Questo articolo è stato pubblicato il 22 agosto 2012 alle ore 11:35.

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Sono questi i settori dove la nostra expertise resta elevata, è qui che gli economisti industriali italiani àncorano le loro speranze di riscatto. All'Italia che arranca non resta che monitorare con attenzione i Paesi latinoamericani e surfare sull'onda. Il Brasile, anche quello della frenata congiunturale, con i suoi 30 milioni di nuovi consumatori è forse l'esempio più eclatante di Paese in movimento.

E quindi di grandi opportunità. Un dato che dà uno spaccato delle potenzialità: i nuovi investimenti di Fiat in Pernambuco (regione a Nord del Brasile) prevedono un indotto di 870 imprese, di cui almeno 30-35 potrebbero essere italiane.
Il Brasile è senz'altro il Paese con la maggior forza propulsiva, una struttura costituita da grandi gruppi ma anche Pmi. «In Brasile ce ne sono cinque milioni, in Italia più di 4 milioni - spiega Cristiano Musillo, consigliere economico dell'ambasciata d'Italia a Brasilia - e ciò rende palese un'analogia tra le due strutture produttive. A ciò va aggiunto che sia le imprese italiane, sia quelle brasiliane debbono internazionalizzarsi». Interessi convergenti, dunque.
Molti imprenditori italiani vorrebbero ritagliarsi delle nicchie di mercato dove esportare. Alcuni ci sono riusciti. Prodotti di fascia alta, nel settore del legno-arredo, vengono esportati dall'Italia al Brasile, soprattutto a Rio e a San Paolo. Il presidente di Federlegno, Roberto Snaidero, spiega che il settore va bene anche se le tasse doganali sono molto alte.

«Ma in verità - dice Silvio Gori, della Camera di commercio italo-brasiliana di Milano - le opportunità più interessanti si aprono per chi produce in loco, per chi, magari con un partner brasiliano, avvia una produzione in Brasile». Un esempio: il gruppo Natuzzi (che produce divani, Ndr) dopo aver esportato per alcuni anni ha aperto tre stabilimenti in Brasile. Il costo del lavoro più basso, affiancato all'eccellenza nel design e della qualità hanno reso redditizio l'investimento in tempi brevi. Le classi medie si stanno estendendo, il presidente Dilma Rousseff cerca di replicare il miracolo di Lula, coniugare crescita e riequilibrio nella distribuzione dei redditi. Rendere quindi abbordabili acquisti di merci, da parte della classe media brasiliana, che fino a dieci anni fa non lo erano.
Le macchine utensili restano però l'ambito in cui la nostra forza resta indiscussa. Domenico Olivieri, presidente della Sacmi di Imola, racconta che la presenza della sua azienda in Brasile risale a molto tempo fa. «Due i settori in cui operiamo nel Paese sudamericano: macchine e impianti per la costruzione di piastrelle e macchine per l'imbottigliamento. La cultura della ceramica presente in Brasile e il grande mercato del beverage, ci hanno incoraggiato a rafforzare la nostra presenza in Brasile».

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