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Questo articolo è stato pubblicato il 12 settembre 2012 alle ore 08:32.

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Energia eolica per alimentare la più energivora delle produzioni, quella dell'alluminio primario. Non è un'ipotesi stravagante ma il fulcro di una nuova manifestazione di interesse per l'Alcoa di Portovesme, che è scivolata proprio ieri sera nel fax del ministero dello Sviluppo economico, della Regione Sardegna e dell'Alcoa. Nell'oggetto si legge: stabilimento Alcoa di Portovesme-interesse acquisizione.

Questa volta è un'azienda italiana a farsi avanti, la KiteGen Research di Chieri (Torino). Nella sua lettera il presidente Massimo Ippolito premette che Alcoa è senz'altro l'azienda che consuma più energia elettrica in Italia per produrre il fabbisogno primario italiano di 150mila tonnellate di alluminio. Richiede infatti, secondo la valutazione di Ippolito, 2.300 GWh. Questo significa che «i 15 anni passati di energia sovvenzionata sono costati alla collettività oltre un miliardo di euro», spiega la lettera. Va precisato che dal 2009 in poi Alcoa ha avuto un prezzo agevolato dell'energia in cambio del servizio della superinterrompibilità gestito da Terna.

La società di Chieri ha una tecnologia che prevede la realizzazione di fattorie del vento troposferico ad altissima densità energetica territoriale che permettono da un qualsiasi territorio sardo di circa un chilometro quadrato di estrarre i 300MW necessari allo stabilimento Alcoa, con disponibilità di oltre 5mila ore. «La spesa corrente energetica di Alcoa calcolata a 30 euro a MWh sarebbe già sufficiente a ripagare l'investimento sui generatori in circa 2 anni», calcola Ippolito. Fatta questa premessa la KiteGen propone di «alimentare il sito di Portovesme con un 100% di energia da fonte eolica troposferica, eventualmente acquisire lo stabilimento e senza riduzioni di personale, quale miglior vetrina della tecnologia di generazione in opera ma a condizioni equivalenti a quelle prospettate dalle attuali offerte sul tavolo, convertendo parzialmente le previste sovvenzioni in conto energia in puro capitale di avviamento».

Le attuali proposte sul tavolo a cui si fa riferimento sono quelle di due società svizzere e cioè Glencore e Klesch. Proprio ieri mattina il sottosegretario allo Sviluppo economico Claudio de Vincenti ha scritto a Gary Klesch per dare alcune garanzie sul costo dell'energia. Il Governo ha già chiesto alla Commissione europea (si veda l'articolo sotto, ndr) di estendere la superinterrompibilità per il periodo 2013-2015. Per gli anni seguenti (6 più 6) ci sono delle misure alternative come l'interconnector abbinato all'interrompibilità semplice che secondo la valutazione del ministero consentirebbe di ottenere lo stesso costo. Per la superinterrompibilità la richiesta alla Ue è già stata inoltrata e il Governo italiano aspetta una risposta entro inizio ottobre. Il sottosegretario è positivo sul fatto che la proroga verrà concessa tant'è che scrive: «We are confident we will get a go-ahead». Subito dopo il via libera verrà fatto un decreto da approvare entro fine anno, visto che l'attuale regime scadrà il 31 dicembre.

Tecnicamente la superinterrompibilità è un servizio di riduzione istantanea del carico, è limitata agli impianti e ai clienti in Sicilia e in Sardegna ed è gestito da Terna. La superinterrompibilità è un servizio remumerato di più per le caratteristiche del servizio elettrico nelle isole maggiori e si differenzia dall'interrompibilità semplice perché il contratto prevede caratteristiche del servizio molto più stringenti dell'interrompibilità semplice. Per esempio, prendendo un cliente con un consumo superiore a 100 MWh, con la superinterrompibilità questo deve garantire in ciascuna ora almeno il 50% della potenza contrattualizzata e il distacco in 200 millisecondi. La remunerazione del servizio è di 300mila euro a MWh all'anno. Nel caso dell'interrompibilità semplice i termini del contratto sono meno stringenti per la quota e per i tempi, ma la remunerazione del servizio è di 150mila euro a MWh all'anno.

Nella lettera di De Vincenti si parla dell'abbinamento di interrompibilità semplice e interconnector, una soluzione che supera il collo di bottiglia della Ue: non richiederà infatti nessuna approvazione perché è sotto il controllo delle autorità italiane e cioè il ministero, Terna e il regolatore. Con l'interconnector, sulla base di quanto prevede l'apposito decreto legislativo, Terna individua soggetti disponibili a finanziare nuove linee di interconnessione con l'estero. I soggetti selezionati danno mandato a Terna per la realizzazione dell'interconnector e nel frattempo ottengono la possibilità di usufruire da subito dei benefici che derivano dall'interconnector. È un po' come se si trattasse di un'importazione virtuale a prezzi molto agevolati quelli che vengono praticati all'estero, ossia del 30% più bassi mediamente. La lettera aggiunge anche che per lo smelter di Portovesme non ci sono oneri di sistema e che la legge italiana prevede tutele per i lavoratori in eccesso per il recupero di efficienza dell'impianto.

La fase che dovrebbe preludere l'inizio di un eventuale negoziato con scambi di informazioni tecniche va quindi avanti e lascia aperta la possibilità di trovare una soluzione per il sito di Portovesme. Adesso le proposte sul tavolo sono tre: le svizzere Glencore e Klesch e l'italiana KiteGen. Le segreterie generali di Cgil, Cisl e Uil al vertice con il Governo hanno chiesto il trasferimento del tavolo Alcoa a Palazzo Chigi. I lavoratori continuano nella loro protesta: ieri hanno occupato per qualche ora il traghetto per Olbia su cui tornavano da Roma e hanno manifestato a Cagliari.

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