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Questo articolo è stato pubblicato il 28 settembre 2012 alle ore 08:00.
Sono rimasti una ventina a tramandarsi il mestiere di padre in figlio. Le loro fisarmoniche sono ancora oggi ricercate ed esportate in tutto il mondo, dall'Europa alle Americhe. Ma dai laboratori di Castelfidardo e Recanati esce oggi un prodotto artigianale di piccola nicchia, pezzi unici realizzati interamente a mano.
L'industria dei grandi numeri, che occupava migliaia di dipendenti ed era arrivata a sfornare 240mila fisarmoniche l'anno, è cominciata ad entrare in crisi negli anni '60.
Cinquant'anni fa le fisarmoniche marchigiane rappresentavano una delle prime voci dell'export nazionale. Oggi tra Castelfidardo e Recanati si producono non più di 30mila strumenti l'anno. I marchi di un tempo sono diventati pezzi da museo. Una delle pochissime aziende sopravvissute è la Pigini, prossima alla quarta generazione. Realizza 4 milioni di ricavi con 48 dipendenti. Il 65% del fatturato copre il costo della manodopera. Esporta il 90% della produzione in decine di Paesi, per la maggior parte della zona euro, e realizza strumenti acustici da concerto. Il prodotto è destinato a studenti di conservatorio, maestri d'orchestra, grandi concertisti. I prezzi al pubblico variano tra i 2mila e i 40mila euro.
Uno dei suoi strumenti di punta è composto da 12mila pezzi meccanici. Spiega Massimo Pigini, 53 anni: «Abbiamo sempre mantenuto il know how in azienda. Facciamo tutto di prima mano con un team che sta con noi da quarant'anni. Questo ci ha dato maggiore flessibilità nei confronti del mercato e della clientela, ma a discapito dei margini. Ora stiamo predisponendo il ricambio generazionale, non solo al livello imprenditoriale, ma anche al livello delle maestranze, per far sì che gli artigiani che lavorano al nostro interno possano trasferire alle nuove leve le loro conoscenze e il loro saper fare».
Nel frattempo la fisarmonica ha ceduto il passo ad altre attività. Il distretto è andato allargandosi fino a comprendere – secondo Confindustria Ancona – i comuni di Camerano, Filottrano, Loreto, Montecassino, Montefano, Montelupone, Numana, Offagna, Osimo, Porto Recanati, Santa Maria Nuova, Sirolo, oltre a Castelfidardo e Recanati. Da monosettoriale è diventato plurisettoriale.
La prima grande ristrutturazione del sistema produttivo locale, negli anni '60, è una riconversione all'industria degli strumenti musicali, mentre gli anni '80 segnano l'affermazione di nuove imprese nei settori dell'elettronica, delle apparecchiature e dei componenti elettrici, delle lavorazioni meccaniche, della gomma, della plastica, dei materiali preziosi, delle minuterie metalliche, della carta, del lego, del mobile.
Oggi la fisarmonica pesa sempre meno nell'economia del distretto. Ma è dalla stratificazione di mestieri, professionalità e conoscenze legate a questo popolare strumento musicale che discende la vitalità imprenditoriale del distretto.
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