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Questo articolo è stato pubblicato il 28 settembre 2012 alle ore 08:00.

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Dice Valeriano Balloni, direttore scientifico dell'Istao, la scuola manageriale anconetana fondata da Giorgio Fuà: «C'è stata una completa rigenerazione, la rinascita di un sistema che oggi opera su altri vettori della tecnologia. Il sapere accumulato non è andato distrutto. Ha trovato nuove opportunità, nuovi orientamenti produttivi».
La duttilità è la caratteristica, e al tempo stesso il vantaggio, dei sistemi manifatturieri di piccola e media impresa, di cui le Marche sono un modello su scala nazionale. Sostiene Piero Alessandrini, ordinario di politica economica alla facoltà Giorgio Fuà di Ancona: «Tutti i distretti hanno un loro ciclo di vita: nascono, crescono, raggiungono la maturità, talvolta scompaiono. Ma a non morire è la loro capacità imprenditoriale. Nella zona di Castelfidardo gli imprenditori si sono messi a fare altro per prossimità, sfruttando tecnologie simili a quella d'origine».
All'inizio fu la fisarmonica, scaturita negli anni '60 dell'800 dall'ingegno di Paolo Soprani. Racconta la leggenda che Soprani, figlio di contadini, abbia inventato la fisarmonica perfezionando l'organetto di un pellegrino austriaco capitato nella campagna di Castelfidardo, dove i Soprani abitavano in un casolare, al ritorno dal santuario di Loreto.

Nata come bottega artigiana, nel 1900 la ditta Soprani opera già su scala industriale e trionfa all'esposizione mondiale di Parigi. Lo strumento riscuote successo in Italia ma anche all'estero, soprattutto tra gli emigranti italiani in America. Negli anni '20 del '900, dopo la morte di Soprani, l'azienda è in fase di internazionalizzazione. Commercianti marchigiani si trasferiscono oltre oceano, importano le fisarmoniche da Castelfidardo e ne organizzano la distribuzione nell'intero continente americano. I Soprani accumulano ricchezze. Gli affari vanno a gonfie vele anche dopo la guerra. Il mercato americano continua a tirare fino agli anni '50. Intorno all'azienda si sviluppa un indotto di laboratori artigiani – fisarmonicari, meccanicari, tastierari, cassàri, vociaroli, ripassatori, intonatori – che si estende ai paesi limitrofi. Tra addetti diretti e indiretti, nel settore lavorano 10mila persone.
Poi, nel 1958, la crisi economica investe anche Castelfidardo. E da quel momento comincia la grande ristrutturazione. L'incessante aumento del costo del lavoro, la concorrenza della ex Germania orientale e della Cina spingono progressivamente fuori mercato l'industria italiana della fisarmonica. Ma gli imprenditori fidardensi non si danno per vinti e, sull'onda della diffusione della musica rock, inventano la pianola e la chitarra elettrica.

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