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Questo articolo è stato pubblicato il 01 ottobre 2012 alle ore 08:53.

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Alcune fasi della produzione di sanitariAlcune fasi della produzione di sanitari

«La produzione di Civita – sottolinea Augusto Ciarrocchi, presidente della sezione Ceramica di Unindustria – è cresciuta moltissimo e in vent'anni c'è stato un ribaltamento della situazione. Prima eravamo su standard qualitativi medio-bassi ora la qualità è altissima. La nostra ceramica viene copiata dai produttori stranieri». Il picco della produzione è stato nel 2007, quando nelle 43 fabbriche del distetto venivano prodotti 5 milioni di pezzi, il 50% di tutta la produzione nazionale con un giro d'affari complessivo di 400 milioni. Poi la recessione generale ha frenato il settore a livello nazionale e mondiale, con un crollo dei numeri assoluti. Un effetto che si è fatto sentire anche nel distretto che pur mantenendo inalterata la quota produttiva di Civita sul totale ha fatto scendere il numero di articoli sfornati nel 2011 a 2,3 milioni (con una flessione del fatturato a 200 milioni che rispetto all'anno precedente ha subito solo un leggero calo del 2,6%). Le imprese sono scese a 41 e gli occupati sono circa 2.200.

«L'attuale crisi ci sta penalizzando - precisa Ciarrocchi – perché morde fortemente il settore dell'edilizia e delle ristrutturazione a cui noi siamo legati a doppio filo. Tra l'altro in questo periodo vengono privilegiati i prodotti a basso costo».

Ma anche in questo contesto le aziende stanno reagendo riposizionandosi con un orientamento sempre più spinto al design. «Stiamo cercando di fare della ceramica sanitaria un settore meglio percepito - spiega Raffaella Cerica, direttore del Centro ceramica di Civita Castellana, consorzio che raggruppa le 12 aziende più importanti del distretto, Unindustria, Camera di Commercio di Viterbo, Comune di Civita Castellana – come accade negli altri comparti dell'arredamento. Per riconquistare le posizioni perdute le nostre aziende stanno rafforzando le collaborazioni con architetti, interior e industrial designer».

Ma non è solo la leva del connubio qualità e forme d'autore che hanno consentito di tenere testa ai maggiori competitor. La carta giocata da Civita è anche quella della flessibilità. «Il processo di produzione dei sanitari è molto complesso – spiega Cerica – e rispetto alle multinazionali che sono ingabbiate in processi produttivi rigidi difficili da modificare, la nostra capacità di adattarci alle esigenze del cliente finale o del mercato di destinazione ci ha reso più forti. La metà della produzione italiana arriva da qui e questo ci dovrebbe consentire di attuare politiche industriali che creino condizioni favorevoli per il nostro distretto e ci tutelino anche da fenomeni di concorrenza sleale come ad esempio l'indicazione di origine tecnica sul prodotto e misure antidumping. Ma la strada è ancora lunga. Il nostro distretto ha delle eccellenze importanti e non deve essere penalizzato da un contesto che non lo sostiene adeguatamente».

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