Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 08 ottobre 2012 alle ore 09:13.

My24
Una fase della stampa a getto d'inchiostroUna fase della stampa a getto d'inchiostro

La riduzione dei costi è un obiettivo permanente che può anche essere conseguito con investimenti in ricerca. La Canepa, sede a San Fermo della Battaglia, 105 milioni di fatturato aggregato con 700 dipendenti (di cui 505 nella casa madre), ha costituito una società, la Canepa Evolution, dove sperimenta, in collaborazione con il Politecnico di Milano e il Cnr, prodotti e lavorazioni ecologicamente sostenibili. Racconta Alfonso Saibene, 35 anni, consigliere delegato, espressione della terza generazione imprenditoriale: «Nei processi di tintura, con la ricerca, abbiamo ottenuto risparmi di acqua, energia e prodotti chimici del 30-40 per cento. L'obiettivo potenziale è arrivare al 75 per cento. Abbiamo anche scoperto che un polimero naturale, la chitina, estratto dal guscio dei crostacei, può essere utilizzato per tessere tessuti molto fini in alternativa ai polimeri chimici, che richiedono processi più dispendiosi e un'attività di smaltimento».

Alle Seterie Argenti il tessuto, prima di essere consegnato al cliente, è passato al setaccio centimetro per centimetro. L'azienda di Tavernerio, 17 milioni di fatturato nel passato esercizio e un discreto utile, è uno dei principali converter del Comasco, una figura simile a quella dell"impannatore" pratese. Privo o quasi di mezzi di produzione, il converter si occupa quasi esclusivamente di progettazione stilistica, coordinamento della produzione e rapporti con il cliente. Importa i tessuti greggi dall'estero, li fa tingere e stampare a terzi e rivende il prodotto finito in tutto il mondo. Dichiara Michele Viganò, 45 anni, amministratore delegato delle Seterie: «Abbiamo la tracciabilità di ogni rotolo di seta che ci ritorna dall'esterno. I nostri controlli si estendono all'acidità del tessuto, il Ph, su cui è particolarmente attenta la clientela cinese. La Cina è rigida sul Ph della merce che importa, ma quando deve esportare non esita a mandare in giro tessuti e altri prodotti pieni di coloranti nocivi e formaldeide». Con la sorella Cristina, Michele rappresenta la quinta generazione imprenditoriale. Il padre, Carlo, 73 anni, ha ceduto loro la guida operativa e oggi fa il presidente.

Il potere di imporre il prodotto al mercato, di cui un tempo era depositaria l'azienda manifatturiera integrata, è migrato prima ai grandi marchi, poi alle reti di distribuzione. Oggi la forza di un marchio sta nel suo connubio con una grande catena di vendita al dettaglio. La stampa serica, che prima era un processo manuale inquinante, è stata rivoluzionata dalla tecnologia digitale a getto d'inchiostro, analoga a quella di una stampante per computer: il disegno cartaceo è trasformato in un file e trasferito al tessuto con un processo di lavorazione più breve ed effetti grafici impensabili con il vecchio sistema.

Osserva Sergio Tamborini, amministratore delegato di Marzotto e Ratti: «Il problema che si pone ora, con gli impianti digitali, è quello della tutela della proprietà intellettuale». Trafugare i quadri di stampa in ferro era di fatto impossibile, anche perché nelle varie fasi di lavorazione intervenivano diverse maestranze. Oggi, invece, la titolarità dell'idea e i relativi costi stilistici dell'azienda tessile sono a rischio. Prosegue Tamborini: «Il cliente con un semplice dischetto può farsi produrre la stessa stampa a prezzi inferiori da una società concorrente. Trasferire i file da un'unità produttiva a un'altra diventa un gioco da ragazzi. È pertanto indispensabile che i rapporti tra fornitori e clienti siano improntati alla massima chiarezza. Bisogna che le aziende si diano regole a difesa della proprietà intellettuale e le rispettino. Occorre riposizionare il rapporto tra concorrenti e adattarlo al cambio di tecnologia».

Perché un fatto è assodato: la concorrenza più spinta talvolta non arriva né dalla Cina né dall'India, ma da aziende dello stesso distretto. C'è chi considera la competizione interna sintomo di vitalità del settore, chi la giudica un modo spregiudicato di condurre gli affari. Alessandro Tessuto, socio della Clerici, 47 milioni di fatturato e 282 dipendenti nel 2011, ha denunciato di recente atteggiamenti sleali e fraudolenti da parte di una primaria impresa che avrebbe tentato di immettere sul mercato parallelo prodotti tessili realizzati per conto di marchi del lusso. Sulla vicenda è in corso un'indagine giudiziaria.

Nel frattempo, il colpo di scena: la Clerici ha rassegnato le dimissioni da Confindustria Como raccogliendo il plauso di Santo Versace (presidente dell'omonima maison) e dopo che l'anno prima se n'era uscita la Mantero, lamentando scarsa visione strategica da parte dell'associazione.

Ultimi di sezione

Shopping24

Dai nostri archivi