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Questo articolo è stato pubblicato il 10 ottobre 2012 alle ore 09:22.

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Varsavia cerca acquirenti per il suo piano di privatizzazioni 2012-2013. Il ministero del Tesoro sta cedendo le partecipazioni dello Stato in 300 società attive in 25 settori, seguendo il programma varato dal Governo a marzo. Gli incassi stimati ammontano a 15 miliardi di zloty, pari a circa 3,5 miliardi di euro.

Il piano è stato illustrato nei giorni scorsi a Milano nel corso del business forum organizzato dalla Borsa valori di Varsavia e Unicredit Caib Poland, in collaborazione con il ministero del Tesoro polacco, l'ambasciata polacca in Italia e Promos - Camera di commercio di Milano. Un'occasione per presentare alle imprese italiane anche la Borsa polacca, giovane (è stata fondata nel 1991), ma spinta dall'ambizione di diventare un punto di riferimento per i mercati finanziari dell'Est Europa.

All'iniziativa hanno preso parte, tra gli altri, il presidente della Consob Giuseppe Vegas, l'ex ministro delle Finanze ed ex presidente della Banca centrale Leszek Balcerowicz, e Beata Jarosz, del board della Borsa di Varsavia. I settori interessati dal piano di privatizzazione messo a punto dal Governo polacco per il 2012-2013 comprendono energia, servizi finanziari, difesa, industria mineraria, chimica, meccanica, trasporti, imprese commerciali e di servizi e anche centri di cura termali. Questo piano rappresenta l'ultima tranche del programma di privatizzazione avviato da Varsavia all'inizio degli 90 e che ha due obiettivi: da una parte raccogliere risorse e dall'altra trasformare la struttura economica del Paese nella transizione da modello comunista a economia di mercato. Un processo che ha generato gli introiti maggiori a partire dalla seconda metà degli anni 90 e che ha ridotto il peso dello Stato da oltre il 75% del Pil alla fine degli anni 80 al 26% nel 2000, per scendere sotto il 20% già nel 2010. Al termine di questo processo, ha spiegato il sottosegretario di Stato al Tesoro, Pawel Tamborski, il Governo manterrà il controllo solo su 19 società considerate strategiche (principalmente nei settori energetico, finanziario e della difesa).

Le modalità di collocamento seguiranno il canale della vendita diretta a operatori interessati ma anche e soprattutto il collocamento in Borsa, proprio per alimentare la crescita del mercato dei capitali e modernizzare la struttura economica del Paese. La strategia è la stessa seguita negli ultimi anni. Tra il 2008 e il 2011, Varsavia ha varato dismissioni pubbliche per 13,2 miliardi di dollari, per il 70% attraverso collocamenti sul listino azionario. Alla fine di luglio, la capitalizzazione delle società polacche quotate in Borsa era pari a 118 miliardi di euro, per un volume di scambi di 26,5 miliardi. Nel secondo trimestre dell'anno, sul listino sono state lanciate 33 offerte di acquisto, pari al 41% di tutte le Ipo sui mercati europei. L'indice ospita già 48 società straniere, provenienti da 20 Paesi. Da inizio anno, la Borsa ha guadagnato l'11,4 per cento.

Nonostante il rallentamento dell'economia nel 2012, la Polonia resta una storia di successo nel panorama europeo e non solo. Dopo aver registrato un tasso di crescita del 4,3% nel 2011, quest'anno l'economia si attesterà su un più contenuto 2,5-2,3%, che resta in ogni caso tra i più alti nell'Unione europea, per tornare verso il 3% nel 2013. Molto dipenderà dalla capacità di reazione alla crisi dell'Eurozona e soprattutto della Germania, dove la Polonia destina il 26,1% del suo export. «Se il rallentamento tedesco dovesse peggiorare - ammette Tamborski - per noi sarebbe un problema». Per attenuare l'esposizione agli shock esterni, il Paese può contare su un mercato interno consistente, composto da 38 milioni di abitanti e da una notevole propensione imprenditoriale. Asset che il Governo si propone di rafforzare con politiche di sviluppo, a partire dal potenziamento delle infrastrutture, puntando - spiega ancora Tamborski - «sullo sviluppo della rete autostradale, dei collgamenti ferroviari e del settore energetico». Tutti fronti rimasti finora piuttosto indietro.

Finora per queste opere, come per il resto dei progetti di modernizzazione del Paese, la Polonia ha potuto contare sui Fondi strutturali Ue, 67 miliardi di euro tra il 2007 e il 2013, nessun altro Paese membro ha ricevuto altrettanto. Fondi però destinati a diminuire e che pertanto andranno rimpiazzati con altre entrate. Anche a questo servono le privatizzazioni e l'attrazione di capitale straniero. Da questo punto di vista, sul fronte degli investimenti diretti esteri, la Polonia gioca tra le prime posizioni al mondo. Tra il 2006 e il 2011 è stata in grado di attirare 68 miliardi di euro (quattro arrivano da imprese italiane). La classifica Ernst&Young 2012 dei Paesi europei più adatti agli investimenti stranieri vede Varsavia al secondo posto, superata dalla sola Germania. Il rapporto Unctad la piazza invece al quattordicesimo posto.

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