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Questo articolo è stato pubblicato il 08 novembre 2012 alle ore 06:44.
Non solo un grande distretto, dunque, ma un distretto «virtuoso che forse neppure i bolognesi conoscono nella sua eccellenza», sottolinea Daniele Vacchi, segretario generale di E.R.Amiat, la neo-nata associazione che mira a fare lobby in sede europea per dare voce alle istanze dell'automazione industriale emiliana (rappresenta 5 miliardi di fatturato e 16mila addetti, tra cui tutti i big dell'imballaggio). E se alla packaging valley bisogna proprio trovare un difetto, è «che negli ultimi 15 anni – conclude Vacchi – abbiamo avuto così tanto lavoro da sbrigare da non aver avuto il tempo di fare salti tecnologici, quell'innovazione di rottura che sbalordisce e spalanca nuovi mercati».
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IL RATING
DEL SOLE
Il punteggio
Attraverso una griglia di 12 variabili ciascun distretto è definito nei suoi punti di forza e di debolezza. Nella «packaging valley emiliana» spiccano internazionalizzazione, produttività e innovazione. Più in ombra costo del lavoro, attrattività e le dimensioni d'impresa.
PUNTI DI FORZA
1
INTERNAZIONALIZZAZIONE
A determinare le brillanti performance del distretto del packaging bolognese è innanzitutto la vocazione ai mercati globali: la quota export raggiunge in media il 95% del fatturato e le big company hanno controllate e filiali in tutti i principali mercati di riferimento, pur mantendendo cuore produttivo e R&S in Emilia
ALTA
-
2
PRODUTTIVITÀ
L'eccellenza tecnologica del distretto è frutto della perfetta organizzazione del lavoro in filiera, con una rete di sbufornitura industriale specializzata e perfettamente integrata con i marchi. Un assetto distrettuale che ancora oggi permette un ottimo controllo dei costi e macchine customizzate
BUONA
-
3
INNOVAZIONE
Se ancora oggi la Cina non fa paura al distretto bolognese è perché la costante innovazione incrementale rende difficilissimo copiare le macchine per l'imballaggio made in Emilia. Meno vivace, invece, l'innovazione radicale, anche per il timore che faccia concorrenza "in casa" a prodotti propri già affermati sul mercato
DISCRETA
-
IL GIUDIZIO
-
PUNTI DI DEBOLEZZA
1
COSTO DEL LAVORO
Se prima del debutto dell'euro si potevano compensare sovracosti e gap di prezzo finale (a parità di prodotto e qualità) rispetto ai concorrenti tedeschi grazie alla svalutazione della lira, oggi questo differenziale pesa sui margini delle aziende e quindi sulle capacità di investimento
INSUFFICIENTE
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BASSA
-
2
ATTRATTIVITÀ
Il primato bolognese di cluster mondiale delle macchine automatiche è messo in pericolo dalla scarsa capacità del territorio di reagire e adeguarsi alle istanze del mondo produttivo: negli ultimi vent'anni gli investimenti infrastrutturali si sono fermati e i mancati investimenti iniziano a pesare sulla competitività delle imprese locali
SCARSA
-
3
DIMENSIONI D'IMPRESA
A parte la manciata di colossi che si contendono i mercati globali, le aziende
del distretto sono di piccola taglia: su 307 artigiani nella filiera bolognese del packaging, 250 hanno meno di 20 addetti. Una fragilità insita nella storia del distretto: oggi non pesa solo perché la fase espansiva di mercato garantisce lavoro a tutti