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Questo articolo è stato pubblicato il 13 novembre 2012 alle ore 06:43.

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MODENA. Dal nostro inviato
Sono pronti a marciare su Roma e minacciano, già dal prossimo mese, lo sciopero fiscale. Sono sfiduciati e rabbiosi gli imprenditori emiliani colpiti dal terremoto dello scorso maggio, che ieri hanno gremito la Camera di commercio di Modena e dato sfogo a un malumore che Governo e Parlamento sembrano non avere ancora colto appieno. Anche l'appuntamento di oggi al Senato per approvare l'ennesimo provvedimento, il decreto 174 sugli enti locali, che a suon di emendamenti cerca di colmare alcune delle istanze del cratere rimaste finora inascoltate, non è servito a placare gli animi ma ad esasperare gli scontri verbali.
«Noi non pagheremo il prossimo 16 dicembre tasse e contributi. Non stiamo chiedendo beneficienza o sconti, ma solo tempo. Lasciate sopravvivere un territorio che non ha ancora avuto niente, ma contribuisce al 2% del Pil del Paese e a quasi 7 miliardi di imposte!», è il grido che si leva ripetutamente dalla platea nella mattinata. Il direttore di Confindustria Modena, Giovanni Messori, aveva più volte pacatamente avvertito nelle scorse settimane che si rischiava la pace sociale sul tema della proroga fiscale al 30 giugno 2013 e dell'estensione delle agevolazioni alle imprese danneggiate in modo indiretto (c'è chi ieri raccontava di avere l'85% dei clienti nel cratere, la fabbrica in piedi ma l'attività paralizzata). Ieri se ne è avuto il sentore. I fischi ai parlamentari intervenuti – c'erano tra gli altri Giuliano Barbolini, Mariangela Bastico e Giulio Santagata del Pd, Isabella Bertolini e Carlo Giovanardi del Pdl, che hanno assicurato non daranno la fiducia sul disegno di legge – si sono mescolati alle proteste per l'ennesima assenza del commissario straordinario alla ricostruzione, Vasco Errani (che, in realtà, nelle stesse ore era a Roma al ministero dell'Economia per rivedere norme e finanziamenti per le zone terremotate). Neppure la breve presenza e le cifre messe sul piatto dal suo "vice", l'assessore Gian Carlo Muzzarelli, sono bastate alla folla esacerbata: ci sono 9,5 miliardi già stanziati dal Governo, operativi dal prossimo 10 gennaio. Fondi cui si sommano altri 6 miliardi del marchingegno studiato con la Cassa depositi e prestiti per permettere la rateizzazione in due anni delle tasse.
Ed è proprio il marchingegno della Cdp a infiammare il migliaio di piccoli imprenditori modenesi riuniti ieri in via Ganaceto: «Non ci interessano i meccanismi studiati dalla burocrazia per non far gravare gli aiuti sulla contabilità pubblica, noi chiediamo al Parlamento ossigeno per respirare, perché in pochi mesi questo territorio ha perso il 40% della produttività, a prescindere da danni diretti e indiretti. Non possiamo permetterci un altro anno così e non abbiamo più né liquidità né pazienza. Siamo stufi di parole e sarà bene fare attenzione, perché dalla base sta montando la richiesta di passare allo sciopero fiscale», sono le parole del presidente di Cna Modena, Luigi Mai, tra gli interventi più moderati dell'assemblea. La Lapam di Mirandola fissa addirittura una deadline dopo la quale, in assenza di risposte, scatterà lo sciopero fiscale dell'area Nord: il 26 novembre. «Ci siamo rimboccati le maniche, ci siamo rialzati da soli, le banche non hanno anticipato nulla, ma per i miracoli non siamo attrezzati», tuona Eugenia Bergamaschi, alla guida di Confagricoltura e avvisa: «Siamo pronti a scendere a Roma con trattori e camion per farci ascolare».

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