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Questo articolo è stato pubblicato il 14 novembre 2012 alle ore 06:43.

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«È pur vero che, per l'intero territorio, sono stati annunciati investimenti per oltre 400 milioni, ma non è chiaro se queste risorse siano reali né, eventualmente, dove saranno orientate», hanno continuato i sindacalisti locali.
In realtà, i settori e i tipi di intervento, pur secondo linee generali e secondo un criterio onnicomprensivo, ieri sono stati identificati: infrastrutture, alluminio, ricerca, turismo, green-economy, agroalimentare. Più la realizzazione di un centro per il «carbone pulito». C'è pure il lancio di un concorso internazionale di idee per tradurre le ipotesi territoriali di sviluppo in un progetto concreto.
Al di là del documento, la giornata è proseguita fra tensioni e scontri, con un gruppo di dipendenti dell'Alcoa che, da Portovesme, si è diretto a Cagliari, dove ha provato a bloccare il rientro a Roma dei due ministri Barca e Passera e dal sottosegretario De Vincenti.

ALCOA Si spera in un acquirente
È stata spenta una decina di gioni fa l'ultima cella per la produzione di alluminio all'Alcoa di Portovesme, in Sardegna. Il processo, annunciato dalla multinazionale americana che considera non sostenibili i costi di produzione, era cominciato a fine estate. I 500 addetti diretti speravano, e sperano ancora, che lo spegnimento degli impianti non sia il capitolo finale per l'insediamento produttivo, ma che si possa concretizzare l'interesse di una delle multinazionali con le quali erano nati degli abboccamenti nei mesi scorsi (Glencore, Klesch). Intanto il Mise ha annunciato un piano di sviluppo per il Sulcis, con una dote di 451 milioni di euro
CARBOSULCIS Miniera fuori mercato
Tra i nodi da sciogliere in Sardegna entra di diritto anche la Carbosulcis con i suoi 463 dipendenti diretti e altri 400 addetti ascrivibili all'indotto. Il carbone che si estrae nella parte meridionale dell'isola è, secondo gli addetti ai lavori, troppo ricco di zolfo per trovare ancora un impiego; di fronte alla prospettiva di un un futuro incerto e di una probabile chiusura, la scorsa estate alcuni minatori si sono asserragliati in fondo a uno dei pozzi di Nuraxi Figus. Il Governo ha poi deciso la continuità produttiva almeno ancora per un anno, ma servirebbe una produttività di 2 milioni di tonnellate per essere in attivo, mentre la miniera è arrivata a perdere 30 milioni all'anno in media
VINYLS In attesa degli stipendi
La vicenda della Vinyls, è tra i tavoli di crisi di più lunga durata nell'isola, con ricadute anche in altre parti d'Italia, dove il gruppo specializzato nella produzione di cloroderivati aveva altri stabilimenti (Porto Marghera e Ravenna). Tra le questioni dai risvolti drammatici, all'attenzione dell'Esecutivo, il pagamento degli stipendi arretrati per i dipendenti. Nel recente passato alcune trattative per l'acquisizione di uno o più siti ex Vinyls sono finite in nulla: ultima, in estate quella con un gruppo brasiliano che sembrava in dirittura d'arrivo. Tra le vie d'uscita, almeno per una parte degli addetti, la loro riconversione nel polo della chimica verde di Porto Torres

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