Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 30 novembre 2012 alle ore 06:43.

My24
La valle della gomma vince con la filieraLa valle della gomma vince con la filiera

SARNICO (BG) - «Vede quella finestra? Da lì possiamo tenere d'occhio tutti i nostri concorrenti, quelli con cui ci confrontiamo sui mercati mondiali». Probabilmente basterebbe questa frase a descrivere la forza del distretto della gomma del Sebino, la "Rubber valley" nel bergamasco, che può vantare la leadership europea nella produzione di guarnizioni in gomma e in politetrafluoroetilene (Ptfe, o più comunemente teflon).

Quasi 700 milioni di fatturato nel 2010 di cui il 55% destinato all'export, secondo il Monitor dei distretti di Intesa SanPaolo che ha scandagliato i bilanci di 73 aziende con un giro d'affari superiore al milione. Considerando anche quelle più piccole si arriva quasi a trecento imprese, con più di tremila addetti, che coprono tutta la filiera, dalle materie prime (gomma e Ptfe ma anche grafite e materiali compositi sempre nuovi) ai prodotti finiti destinati ai più svariati settori industriali. Si va dall'edilizia all'agricoltura, dalla rubinetteria agli elettrodomestici, dall'aerodinamica all'industria alimentare, dall'energia all'automotive. Controllano - si può dire - una nicchia che finora è stata solo sfiorata dalla crisi. Una quindicina di paesi, alcuni con meno di mille abitanti, sparsi intorno a Sarnico, all'estremità sud-ovest del lago d'Iseo, dove tutto è cominciato poco meno di un secolo fa. Per amore.

Come poteva immaginare nel 1922 Rinaldo Colombo, titolare della Manifattura italiana guarnizioni per macchine Colombo & C. di Milano che la decisione - apparentemente inspiegabile - di aprire uno stabilimento a Sarnico, lontano da strade e ferrovie, dove all'epoca c'era solo un po' di sofferente produzione tessile, avrebbe portato nei decenni successivi al pullulare di centinaia di aziende di tutte le dimensioni che oggi danno all'economia del territorio una rilevanza mondiale?
Non serve scomodare gli spiriti animali keynesiani o altri modelli di sviluppo dell'impresa: in questo caso la molla che ha spinto Rinaldo Colombo a "delocalizzare" non sono stati né la ricerca del profitto né l'istinto naturale dell'imprenditore. È stata una donna, la "dama del Lago" come la ricordano con discrezione da queste parti. Quasi a proteggere ancora un amore evidentemente inconfessabile nell'Italia degli anni Venti, "conosciuto ma non riconosciuto", fino alla fine.
Lasciando da parte il legame sentimentale dell'imprenditore (comunque profondamente intrecciato con la vita dell'azienda che ha fatto la storia del distretto) negli anni Cinquanta la Manifattura Colombo, che già forniva della Marina militare del Regno, diventa la capostipite, la pianta-madre che per gemmazione darà vita al distretto. A cominciare dalla Lanza che Antonio Lanza, ex dipendente della Colombo, apre nel 1953 a Predore, il paesino dove Rinaldo aveva fissato la sua dimora (vicino al porto) da cui ammirare - si racconta - le case di Iseo, sulla sponda opposta, dove viveva l'amata con la famiglia.

Gapi, Novotema (oggi controllata da un fondo di private equity) e Nira sono altri nomi importanti di realtà fondate da ex dipendenti della Manifattura di Sarnico. Una volta innescato, il processo va avanti sospinto dal boom economico nazionale, con una seconda ondata negli anni Settanta. Solo verso la fine del '900 si assiste ad una fase di consolidamento, in coincidenza con la messa al bando dell'amianto utilizzato nel ciclo produttivo, e comunque dopo che le aziende più solide e strutturate hanno già aperto i propri orizzonti ai mercati internazionali. «Prima di tutto verso la Germania» ricorda Ercole Galizzi, titolare della Argomm, fondata da suo padre negli anni Settanta che per mettersi in proprio aveva lasciato la Gapi fondata nel '62 da suo fratello Piero, a sua volta ex tornitore della Colombo.
Di storie così nel Sebino se ne trovano a decine. Quella di Lanza, a cui si accennava prima, è emblematica: mollata la Colombo per avviare la propria azienda nei primi anni Cinquanta, acquisisce subito un cliente importante, la Faema, che ha bisogno delle guarnizioni per le macchine da caffè. Vent'anni dopo vende una realtà che ha 450 dipendenti e riapre più a valle, a Grumello del Monte, con un gruppo di collaboratori che decide di seguirlo, la Fluorseals, specializzata nella produzione di guarnizioni e tenute in teflon: una nicchia nella nicchia i cui principali protagonisti mondiali sono tutti qui, ad un tiro di schioppo l'uno dall'altro. Oggi le chiameremmo start-up.

L'Osservatorio nazionale distretti di Intesa SanPaolo e Unioncamere nel 2009 censiva 296 aziende, di cui il 90% non supera i 49 dipendenti: si tratta micro e piccole imprese che assicurano singoli componenti e soprattutto le varie fasi di lavorazione, assicurando grande flessibilità alle aziende medio-grandi che non sono obbligate ad avere al proprio interno tutto il ciclo produttivo completo. «Questa caratteristica fa del Sebino il posto migliore al mondo oer fare queste produzioni» spiega Paolo Bellini, managing director della Ar-tex, fondata con altri due soci nel 1970 dal padre Mario (anche lui un ex Lanza) a Viadanica, borgo con meno di mille abitanti pochi chilometri più a Nord di Sarnico.
«Qui c'è tutto quello che serve in termini di competenze e capacità tecniche, alcune molto specializzate. Dagli stampi alle mescole, dalle macchine all'attività di finitura. Quando andiamo a produrre in Messico o in Spagna per seguire clienti che ormai vogliono avere fornitori globali con standard di qualità elevatissimi - spiega ancora Bellini - non troviamo nulla di tutto questo. Se oggi viene fuori un problema qualsiasi, chiamo il titolare dell'azienda vicina e stasera o al massimo domattina è risolto. All'estero passano settimane. In molti casi facciamo qui gli stampi e li spediamo nei nostri stabilimenti all'estero per completare la lavorazione».

Ultimi di sezione

Shopping24

Dai nostri archivi