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Questo articolo è stato pubblicato il 12 gennaio 2013 alle ore 18:02.

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Bocciati in energia, di nuovo. E questa volta la rampogna per il nostro Paese è davvero dura. L'Italia è la più lenta l'Europa nella marcia verso una maggiore efficienza complessiva del suo sistema energetico, nonostante le ripetute promesse di guidare la corsa alle tecnologie ecocompatibili, alle energie rinnovabili, alle reti intelligenti. Un buon promemoria per il Governo che verrà quello che sarà diffuso nei prossimi giorni con uno studio analitico appena realizzato dal World Economic Forum in collaborazione con Accenture.

«Tra i 105 Paesi analizzati in Italia si posiziona al quarantaseiesimo posto davanti agli Usa ma dietro a tutti principali Paesi europei, scontando un basso livello di crescita economica, carenza di infrastrutture, difficoltà legate al caro prezzi energetico», incalza lo studio.
Per stilare il verdetto e la relativa classifica è stato utilizzato un nuovo indice, l'Energy Architecture Performance Index (EAPI), che misura le prestazioni dei singoli paesi aggregando tre macro-variabili: la relazione tra i progressi del sistema energetico e lo sviluppo economico, il grado di sostenibilità ambientale, la sicurezza e facilità di accesso alle fonti. Il tutto sulla base 16 sottoindicatori che misurano, con punteggi da 0 a 1, le componenti critiche attribuite a questi processi.

Tra queste le variazioni dell'intensità energetica (l'andamento del prodotto interno lordo rapportato alle unità di energia consumata) e i costi netti dell'energia per le imprese. O anche (sul versante della sostenibilità ambientale) le emissioni di anidride carbonica o degli inquinanti e i progressi nella riduzione dei consumi medi degli autoveicoli. O ancora (rispetto all'accesso alle fonti) la diffusione dell'elettrificazione nei paesi in via di sviluppo, la qualità del servizio elettrico e il grado di dipendenza dall'import di materie prime energetiche. Fattore, quest'ultimo, che come noto vede l'Italia tra i paesi messi peggio dell'intero globo.

Certo, a fronte della prima posizione mondiale assegnata alla Norvegia, che vanta un indice globale EAPI di 0,75, l'intero mondo dell'energia non è messo bene. Ed è questa – confermano gli artefici dello studio - la maggiore strozzatura alle prospettive di sviluppo dei Paesi più arretrati: basti pensare che il 12% dei paesi compresi nell'indagine non è in grado di fornire l'elettricità a oltre la metà della popolazione. Ma anche i Paesi a forte industrializzazione dovranno fare i conti con una sfida alla modernizzazione rilevante negli impegni tecnologici e non meno critica sul fronte finanziario: per soddisfare la crescente domanda energetica globale entro il 2035 saranno necessari – ci ricorda lo studio citando l'Agenzia internazionale per l'Energia (Iea) - investimenti complessivi in infrastrutture per oltre 38 trilioni di dollari.

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