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Questo articolo è stato pubblicato il 07 febbraio 2013 alle ore 15:46.

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Niente spot da 120 secondi: evidentemente troppo costosi. Via libera invece a passaggi da 60 secondi, venduti a pacchetto, ma con un costo unitario inferiore.

Il clima di austerity finisce, ovviamente, per avvolgere anche il 63esimo Festival di Sanremo al via martedì prossimo con due obiettivi a budget: un milione in meno sul fronte costi e uno in più sugli introiti pubblicitari. Bocche cucite sulle cifre ufficiali, ma si parla di costi per 18 milioni (11 oltre ai 7 che per convenzione la Rai paga al Comune di Sanremo) e un bottino per la Sipra da almeno 16 milioni.

A questo punto il possibile pareggio fra costi e ricavi non è più visto come un obiettivo irragiungibile. Il gap però al momento resta, anche se molto inferiore rispetto al passato. La Corte dei conti in una sua relazione dello scorso luglio ha segnalato infatti differenze, messe a consuntivo, fra costi e ricavi di 9,6 milioni nel 2009 e 7,8 nel 2010.

Tuttavia, nell'edizione targata Fabio Fazio-Luciana Littizetto che va a cadere nel quinto anno di crisi post Lehman Brothers, dal punto di vista degli ascolti e della raccolta pubblicitaria si respira in qualche modo un clima di fiducia. Scontistica a parte scorrendo i listini della Sipra non sfugge infatti un ritocco al rialzo. Per il primo break (intorno alle 21.15) sono stati chiesti 200mila euro per 30 secondi nella prima serata e in quella finale (10mila in più rispetto allo scorso anno); 150mila nella seconda e terza serata (prezzo identico) e 170mila nella quarta serata (20mila euro in più). Niente telepromozioni, ma spot da 60 secondi venduti a 2,3 milioni per cinque passaggi con un costo al secondo che scende così da 8.900 a 7.700 euro.

Da mass market e telefonia sono venute le migliori risposte in termini di investimenti. In particolare Fiat, Samsung, Kraft con il marchio Philadelphia e Vodafone sono i principali inserzionisti di questa edizione della kermesse. Che le centrali media considerano ancora della massima importanza e al riparo dalla disaffezione degli investitori. «La presenza delle nostre aziende alla kermesse è in linea con quella dello scorso anno», afferma Vittorio Bonori, ad di ZenithOptimedia Italia. «Quello che abbiamo riscontrato quest'anno – aggiunge – è un positivo slancio della Sipra verso formule più in linea con i tempi. I 10 secondi di spot in sovraimpressione piuttosto che break "gold" più qualitativi rappresentano novità importanti». Secondo Norina Buscone, vicepresident Research di GroupM il punto di forza del Festival sta nel rientrare «nelle grandi manifestazioni televisive, sulle quali la richiesta da parte degli investitori c'è».

In questo contesto le case discografiche fanno invece i conti con una manifestazione sempre meno centrale. «Dal punto di vista promozionale – afferma Enzo Mazza, presidente della Fimi (Federazione industria musicale italiana) – Sanremo può ancora avere un certo valore. Non è più invece centrale dal punto di vista delle vendite, rappresentando oggi tra l'1 e il 2 per cento». Per il numero uno della Fimi «quello che manca da tempo è la caratteristica di evento trampolino per i giovani. Andrebbe fatto di più per far conoscere le nuove proposte, invece in generale, i giovani sono sempre sacrificati per motivi di ascolto e non godono della visibilità che servirebbe».

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