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Questo articolo è stato pubblicato il 01 marzo 2013 alle ore 10:45.

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Il numero dei disoccupati a gennaio sfiora il picco massimo dei 3 milioni (2 milioni e 999mila per l'esattezza), oltre mezzo milione in più rispetto allo stesso mese dell'anno precedente (+110mila unità rispetto a dicembre). Per effetto della crisi continua a crescere il tasso di disoccupazione che nel primo mese dell'anno raggiungel'11,7%, 4 decimi di punto in più rispetto al mese prima e 2,1 in più rispetto all'anno precedente. Lo comunica Istat che evidenzia anche come già il 2012 sia stato un anno particolarmente negativo per il mercato del lavoro: il tasso di disoccupazione, infatti, ha toccato il 10,7% rispetto all'8,4% del 2011, dato più alto dal 1993 (inizio delle serie storiche annuali). Ancora più negativo il dato del Mezzogiorno, dove la disoccupazione è arrivata al 17,2% (sempre come media del 2012). In sostanza all'inizio del 2013 continua l'erosione di osti di lavoro dopo che già tra il 2011 e il 2012 la disoccupazione era cresciuta in media di 636mila unità.

Disoccupazione record per i giovani
I più penalizzati sono i giovani. Secondo i dati dell'Istat, il tasso di disoccupazione dei 15-24enni a gennaio ha toccato il picco del 38,7% rispetto al 37,1% di dicembre 2012: si tratta del dato più alto rilevato dal quarto trimestre del 1992 (inizio serie storiche trimestrali) e dal gennaio 2004 (considerando le serie storiche mensili). Tra gli under 25, dunque, le persone in cerca di lavoro sono 655mila e rappresentano il 10,9% della popolazione in questa fascia d'età. Il tasso di disoccupazione tra i 15-24 enni a gennaio è aumentato di 1,6 punti percentuali rispetto a dicembre 2012 e di 6,4 punti su base annua.

Effetto riforma previdenziale sul mercato
A gennaio il tasso di occupazione è sceso al 56,3%, in calo di 0,3 punti percentuali rispetto a dicembre e di 0,7 punti rispetto a dodici mesi prima. La diferenza di genere resta moto alta nel nostro Paese, se si considera che il tasso di occupazione maschile è del 65,8% (in calo di 0,4% su dicembre e di 1,3% su gennaio 2012), mentre quello femminile è fermo al 46,8% (in calo dello 0,2% sia nel confronto congiunturale che in quello tendenziale). Il confronto, peraltro, è con il 2012 che già rappresentava un anno fortemete negativo. La rilevazione dell'Istat mette in luce anche come lo scorso anno in media l'occupazione sia diminuita dello 0,3% (-69.000 unità). In particolare tra il 2011 e il 2012 l'occupazione italiana è calata di circa 151mila unità, quella starniera è aumentata di 83mila unità. Secondo l'Istat ilmercato del lavoro risente dell'effetto della riforma previdenziale, infatti il calo degli occupati italiani riguarda la fascia d'età dei 15-34enni e i 35-49enni, mentre prosegue la crescita degli occupati con almeno 50 anni, «presumibilmente a motivo dell'inasprimento dei requisiti anagrafici e contributivi per l'accesso alla pensione.»

Più colpita l'industria
Dopo il limitato recupero del 2011, lo scorso anno l'occupazione è nuovamente diminuta nell'indusria, dove si registra un calo di 83mila unità (-1,8%) che riguarda il Centro-Nord e colpisce soprattutto le imprese di medie dimensioni. Continua il calo anche nelle costruzioni, con 93mila occupati in meno (-5%) che riguarda tutte le ripartizioni, soprattutto nel Mezzogiorno. In controtendenza il terziario dove si rileva una crescita di 109mila unità (+0,7%) trainato dai servizi alle famiglie.

Meno occupati a tempo pieno
Il calo occupazionale nel 2012 riguarda i dipendenti a tem,po indeterminato, dimuniti di 99mila unità (-0,7%) così come i cosiddetti lavoratori indipendenti scesi di 42mila unità (-0,7%), mentre aumentano i dipendenti a termine di 72mila unità (+3,1). L'occupazione a tempo pieno nel 2012 ha avuto una contrazione di 423mila unità (-2,2%), mentre allo stesso tempo quella a tempo parziale è cresciuta di 355mla unità (+10%), ma l'incidenza di chi svolge part time involontario sale al 57,4% (dal 53,3% del 2011).

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