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Questo articolo è stato pubblicato il 07 aprile 2013 alle ore 15:19.

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Le prime bottiglie di vino doc dopo 50 anni dalla legge in materia di qualità esposte dalla Coldiretti a Verona (Ansa)Le prime bottiglie di vino doc dopo 50 anni dalla legge in materia di qualità esposte dalla Coldiretti a Verona (Ansa)

I dazi ostacolano la marcia del vino italiano, in particolare nei paesi emergenti. Nel 2012 il vino tricolore ha pagato alle frontiere dei principali paesi dazi per 269 milioni su circa 2,22 miliardi di export (il 12% medio): per lo più in Paesi dove la cultura del vino è in sviluppo, come Russia (41 milioni), Cina (10) e Brasile (8) ma anche in mercati consolidati come Giappone (26 milioni) e Svizzera (25). Secondo le rilevazioni della Commissione europea, nei Paesi sviluppati il mercato del vino è liberalizzato ma nell'Est e in Asia le barriere sono un vero problema: dal 15% della Cina si passa al 20% della Russia, dal 21% del Giappone al 60% della Tailandia. Ingiustificabile poi il 150% dell'India. E decisamente protezionista la barriera del 26% eretta dal Brasile.

Un bel guaio per l'Italia che è il secondo esportatore mondiale di vino: 4,6 miliardi l'anno scorso (la Francia 7,8 miliardi) ma solo il 4,7% finisce sulle tavole di Asia e Australia e l'1,3% in Sud America. Poi la metà si ferma nella Ue e il 33% varca l'oceano per il Nord America.

Che fare? L'unico modo per sperare di infrangere le barriere protezioniste sono gli accordi multilaterali, bilaterali o regionali promossi dalla Ue. Ma conclusioni puntuali verranno fornite nel corso del convegno di domani mattina, nel corso di Vinitaly, promosso dall'Alleanza delle cooperative italiane e dedicato a "Vini e Dazi: esperienze e mercati a confronto". Sul tema interverranno il presidente dell'Ice, Riccardo Maria Monti, il ministro delle Politiche agricole, Mario Catania, e il presidente di Confcooperative Maurizio Gardini.

Di questo è molti altri temi si parlerà nei quattro giorni (dal 7 al 10 aprile) di Vinitaly, il Salone del vino di Verona arrivato alla 47esima edizione. Oggi, all'inaugurazione, prenderanno parte Antonio Tajani, vice presidente della Commissione europea, Mario Catania, ministro delle Politiche agricole, Luca Zaia, presidente della Regione Veneto ed Ettore Riello, presidente di Veronafiere.

Vinitaly 2013 fa il pieno di espositori e si conferma uno degli eventi specializzati di riferimento con 4.200 espositori provenienti da oltre 20 Paesi e 96mila mq di superficie netta espositiva; la scorsa edizione ha accolto 140mila visitatori. Quest'anno si rafforza il rapporto con l'estero: nasce Vinitalyclub.com, una piattaforma di vendita dei vini italiani. Per la prima volta una delegazione del ministero del Commercio cinese e alcune società del commercio online prendono parte all'evento scaligero. «In Cina – osserva Giovanni Mantovani, dg di Veronafiere – ci sono 500 milioni di utenti internet. E si stimano 190 milioni di acquirenti sul web, in continua crescita. Nel paese l'anno scorso sono state vendute 1,2 miliardi di bottiglie di vino», in crescita del 70% dal 2011. Vinitalyclub.com è un'iniziativa mirata anche alla Cina dove nel 2012 il made in Italy è cresciuto solo del 5%, a fronte del raddoppio della quota di mercato dei francesi. «L'iniziativa è molto interessante – osserva Matteo Lunelli, presidente di Ferrari – e la Cina è il mercato del futuro: tra qualche settimana ci andremo con Altagamma per portare lo stile di vita italiano. Ma in cima alle priorità rimangono gli Stati Uniti dove, pur confrontandoci con lo champagne, c'è un potenziale di crescita enorme. Gli americani hanno apprezzato prima l'Asti, poi il prosecco e ora è il momento della qualità del metodo classico». Una scelta obbligata, l'export, dettatata dalla debolezza del mercato italiano: l'85% dei ricavi Ferrari sono prodotti in Italia e nel 2012 il fatturato ha perso il 10%, a 52 milioni.

Segnali preoccupanti anche per il Franciacorta. «Nel primo bimestre – interviene Maurizio Zanella, presidente del Consorzio – le vendite in Italia sono andate in rosso, a una cifra, dopo l'exploit del 2012 con un +25% a 13,8 milioni di bottiglie. E il Franciacorta non è un prodotto low cost: il prezzo medio per bottiglia è stato di 19,41 euro, iva inclusa. Ora siamo moderatamente preoccupati ma spingeremo sull'export».

«Il calo delle vendite in Italia – dichiara Giancarlo Moretti Polegato, presidente di Villa Sandi – è stato appesantito dai nuovi termini di pagamenti: infatti abbiamo ricevuto più ordini ma per quantitativi più piccoli. Per fortuna siamo cresciuti sui mercati esteri e, alla fine, nel 2012 i ricavi sono aumentati dell'8%».

Tornando a Vinitaly, la manifestazione comprende anche Sol&Agrifood (agroalimentare di qualità), Enolitech (tecnologie enologiche) e OperaWine, l'evento degustazione tenuto ieri con le cantine Top 100 selezionate dalla rivista americana di riferimento Wine Spectator. Presenti nomi come Biondi Santi, Ca' del Bosco, Ferrari Lunelli, Duca di Salaparuta, Gaja, Antinori, Frescobaldi, Ornellaia. Infine, lunedì verrà annunciata la partnership tra Expo 2015 e VeronaFiere: l'esposizione internazionale ospiterà a Milano una replica di OperaWine già a partire dal 2014.

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