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Questo articolo è stato pubblicato il 10 aprile 2013 alle ore 18:24.

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L'Italia perde posizioni nel commercio internazionale. Ad evidenziare l'impatto della recessione sull'interscambio della Penisola nel 2012 sono le statistiche annuali della Wto, l'Organizzazione mondiale del commercio. L'Italia figura al nono posto per le esportazioni di merci, con un valore totale di 500 miliardi di dollari lo scorso anno, in flessione del 4%, pari a una quota del 2,7% dell'export mondiale contro il 2,9% del 2011, quando era in ottava posizione. La Penisola é stata superata dalla Federazione russa, che ha esportato 529 miliardi (+1%), aggiudicandosi il 2,9% del mercato mondiale. Anche nell'import l'Italia va all'indietro: nel 2012 con un totale di 487 miliardi (il 2,6% del totale mondiale), con una flessione del 13%, è all'11imo posto mondiale, mentre nel 2011 era ottava con il 3% mondiale. Lo scorso anno é stata sorpassata da Hong Kong (554 miliardi, +8%), dalla Corea (520 miliardi, -1%), dall'India (489 miliardi +5%).

Il primo posto della classifica degli esportatori di merci resta appannaggio della Cina che ha superato la barriera dei 2.000 miliardi raggiungendo 2.049 miliardi, in progresso dell'8%, pari all'11,2% dell'export mondiale. Seguono Stati uniti (1.547 miliardi, +5%), Germania (1.407 miliardi, -5%) e Giappone (799 miliardi, -3%). Gli Usa sono sempre al top tra gli importatori con 2.335 miliardi (+3%, pari al 12,6% del totale mondiale), seguiti da Cina (1.818, +4%), Germania (1.167 miliardi, -7%) e Giappone (886 miliardi, +4%).

Anche nell'interscambio di servizi l'Italia scivola all'indietro: nel 2012 è al 14imo posto con 104 miliardi di dollari, con una flessione dell'1%, mentre nel 2011 era tredicesima. A superarla è stata in questo caso la Corea. Tra gli importatori la Penisola è tredicesima, con 105 miliardi (-8%), contro la decima posizione garantita dai 114 miliardi del 2011. A livello globale nei servizi dominano gli Usa, sia come esportatore (614 miliardi, +4%)) che come importatore (406 miliardi, +3%). Molto staccate, al secondo posto, la Gran Bretagna nell'export (278 miliardi, -4%) e la Germania (285 miliardi, -3%).

Da sottolineare, d'altro canto, che nel suo insieme la Ue (al netto dell'interscambio interno) è al primo posto tra gli esportatori con 2.166 miliardi (invariato), pari al 14,7% del totale ed é seconda tra gli importatori con 2.301 miliardi (-4%, pari a una quota del 15,4% del totale), in questo caso perdendo però la prima posizione che va agli Usa. Situazione analoga nei servizi, con la Ue prima sia per l'export (823 miliardi), sia per l'import (639 miliardi), sempre al netto degli scambi interni. Nel rapporto diffuso oggi la Wto ha avvertito che nel 2013 la crescita del commercio internazionale resterà sottotono (+3,3%), pur riprendendosi dal modesto +2% registrato nel 2012, dopo il +5,2% del 2011. La crescita prevista quest'anno resta al di sotto della media di 20 anni (+5,3%) e soprattutto del trend pre-crisi del 6% (1990-2008). Come sottolinea la Wto, nel 2012 è stata l'incertezza sull'euro a ridurre le importazioni Ue così come l'export dei partner commerciali e sul 2013 pesano «significativi rischi» di un andamento peggiore delle previsioni legati all'evoluzione della crisi dell'area euro e all'austerity sempre più diffusa nei paesi avanzati.

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