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Questo articolo è stato pubblicato il 16 aprile 2013 alle ore 20:18.

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Era nell'aria da tempo e ora è ufficiale. Un'azienda italiana del vino è finita in mani cinesi. Dell'imprenditore che ha effettuato l'acquisto non si sa molto. Solo che si tratta di un operatore del settore della farmaceutica originario di Hong Kong anche se se ne ignora il nome. A passare di mano non un grande brand ma una azienda medio piccola di proprietà di Sandra Taccetti e che comprende una tenuta a Greve in Chianti, otto ettari di vigneto ai quali se ne aggiunge uno di oliveto più due gruppi di case coloniche (potenzialmente trasformabili in borgo agrituristico).

La Toscana resta la "terra promessa" del vino
La Toscana – nel caso ce ne fosse ancora bisogno – si conferma ancora una volta vera e propria "terra promessa" del vino. Un'area che negli ultimi anni ha attirato numerosi imprenditori in particolare stranieri. Investitori provenienti tanto dagli Stati Uniti quanto dall'Europa e che in primo luogo hanno premiato le aree di Montalcino e di Montepulciano (con gli investimenti della famiglia dell'industriale farmaceutico italo svizzero, Ernesto Bertarelli, oppure con lo sbarco dell'imprenditrice belga del settore marittimo Virginie Saverys).

Di recente lo sbarco a Montalcino di argentini e brasiliani
Scommesse che hanno conosciuto un'accelerazione più di recente con gli acquisti (che hanno interessato sempre l'area di Montalcino) realizzati dal brasiliano Andrè Santos Esteves (che ha rilevato la tenuta Argiano), da parte del petroliere argentino Alejandro Bulgheroni (che ha rilevato nello scorso novembre Poggio Landi) e poi la tenuta Oliveto passata dalla famiglia Machetti alla Soleya International Corporation di Panama.

Imprenditori di economie emergenti puntano sul made in Italy
Insomma seguendo i trend dell'economia mondiale sono molti gli imprenditori di paesi emergenti che hanno scommesso sul vino italiano. Lo hanno fatto i sudamericani, lo hanno fatto i russi (con l'acquisto lo scorso anno del brand Gancia da parte di Roustam Tariko) e non potevano mancare i cinesi che hanno puntato su un'icona del vino made in Italy rilevando una delle 600 aziende del Chianti classico. «Lo sbarco degli imprenditori cinesi – dice il direttore del Chianti classico, Giuseppe Liberatore – è una riprova dell'appeal del nostro territorio. Sono mesi che sento svariati rumors su ipotetici acquisti da parte di imprenditori cinesi e la conclusione di questa compravendita è la riprova di un interesse forte e che, con ogni probabilità, non si esaurirà qui».

Cresce il peso della Cina anche nel settore vino
D'altro canto che la Cina stia sempre più diventando un protagonista del mercato internazionale del vino è testimoniato anche dai dati diffusi di recente dall'Organisation internationale de la vigne et du vin che hanno mostrato come i consumi di vino in Cina nel corso del 2012 sono aumentati del 9% sfiorando la soglia dei 18 milioni di ettolitri (in Italia per dare un'idea se ne consumano 22 milioni di ettolitri). Un quantitativo che non può essere coperto dalle sole importazioni, segno che in Cina sta aumentando anche il consumo di vino autoprodotto.

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