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Questo articolo è stato pubblicato il 22 aprile 2013 alle ore 13:22.

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Nessun altro pretendente si è fatto avanti (il termine per la presentazione delle offerte scadeva oggi alle 12), e dunque l'asta per la Richard Ginori non ci sarà: la storica manifattura di porcellane, nata nel 1735 e fallita nel gennaio 2013, si prepara a passare sotto le insegne dell'unico offerente, la maison della moda Gucci che, dopo essersi fatta avanti nei giorni scorsi, ieri ha formalizzato la proposta da 13 milioni di euro al Tribunale di Firenze.

L'aggiudicazione provvisoria è fissata per le ore 15 di oggi, quella definitiva avverrà dopo la firma dell'accordo sindacale che dovrà prevedere il riassorbimento di 230 dipendenti su 305, condizione sospensiva posta dal gruppo della moda, che fa capo al colosso francese del lusso Kering (nuovo nome di Ppr), per perfezionare l'acquisto. I sindacati confederali e Cobas non appaiono concordi nella valutazione di questa condizione, con i Cobas che hanno già annunciato di voler proporre contratti di solidarietà per il riassorbimento di tutti i dipendenti. Tutti aspettano comunque di conoscere meglio il piano industriale che, secondo quanto annunciato da Gucci, farà leva sulle competenze, il know how e le sinergie esistenti tra i due marchi, con lo sviluppo, nel breve-medio periodo, di articoli per la tavola nel segmento lusso, e la costruzione di un'attività sostenibile nel lungo periodo.

L'investimento di Gucci, che mette insieme due simboli del made in Italy di qualità, comprende il marchio Richard Ginori e la fabbrica di Sesto Fiorentino (Firenze), ma non la proprietà immobiliare della maxi area industriale da 130mila metri quadrati (l'affitto scadrà nel dicembre 2016). Su quella – di proprietà della società Ginori Real Estate in liquidazione, che fa capo al 50% al Fallimento Richard Ginori e al 50% a un gruppo di immobiliaristi pratesi - si aprirà presto una nuova partita, visto che Gucci ha posto tra le condizioni dell'acquisto anche la concessione di un diritto di prelazione sulla partecipazione del 50% in Ginori Real Estate.

E a proposito delle denominazioni sociali, Gucci ha già guardato al marketing, impegnando il Fallimento Richard Ginori a cambiare nome a Ginori Real Estate e a Richard Ginori Turkey, le due società che non fanno parte del 'pacchetto' acquisito e che dovranno eliminare le parole Ginori e Richard Ginori: meglio evitare fraintendimenti sul mercato, quando si deve partire nel rilancio di un'azienda che ha i forni fermi dall'estate scorsa.

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