Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 24 aprile 2013 alle ore 13:42.

My24

Ordini in caduta libera e carichi di lavoro dimezzati negli anni tra il 2008 e il 2012. I cantieri navali italiani sono stati colpiti duramente dalla crisi del mercato, che non ha risparmiato, però, i competitor europei. Nonostante tutto, dunque, l'industria navalmeccanica italiana mantiene la leadership mondiale nel settore della costruzione di navi da crociera, grazie alla posizione di preminenza in Europa raggiunta (non senza difficoltà) da Fincantieri. Insomma, un quadro con luci e ombre che sconta, oltre allo spostamento verso il Far Est della quasi totalità delle costruzioni di navi mercantili comuni (cioè non hi-tech), avvenuta ormai da anni, anche la scarsa capacità, questa tutta italiana, di sostenere comparti produttivi particolarmente sensibili (come lo è la navalmeccanica) agli effetti delle crisi economiche più o meno durature.

Senza contare che i nostri cantieri soffrono, oggi, anche gli effetti della posizione finanziaria particolarmente debole dell'Italia nei confronti del resto d'Europa. Situazione che si riflette in una maggiore difficoltà del nostro Paese a finanziare progetti e a offrire credito all'esportazione a condizioni soddisfacenti. A dispetto del fatto che, su un fatturato delle costruzioni navali pari 1,53 miliardi di euro nel 2012, la quota di export sia pari a oltre il 70 per cento.
I dati forniti da Assonave, l'associazione nazionale dell'industria navalmeccanica e dall'Ancanap, che raggruppa i cantieri privati, mostrano con evidenza la situazione del mercato italiano delle costruzioni navali, che conta circa 8.900 addetti diretti.

Nel 2007, anno d'oro del settore ma ultimo prima della crisi globale, gli ordini di navi presso cantieri italiani sono stati 49. Nel 2012 sono 11; ma numeri ancora più bassi si sono raggiunti negli anni precedenti: nel 2008 sette ordini; nel 2009 solo uno; nel 2010 cinque e 10 nel 2011. La situazione è ancora più evidente se si confronta il triennio 2005-2007, quando i nuovi ordini sono stati complessivamente 101, e il quinquennio della crisi: 34 ordini tra il 2008 e il 2012. Anche il carico di lavoro è in discesa: mentre tra 2005 e 2007 le commesse erano 78, tra 2008 e 2012 sono scese a 40.
Numerose, poi, le chiusure di cantieri navali. «Dal 2008 a oggi – spiega Paolo Lotti, direttore di Assonave – hanno chiuso i battenti realtà piccole ma significative come i cantieri De Poli, i cantieri navali di Pesaro, quelli di Termoli e il cantiere navale di Trapani».

Altri siti sono stati a lungo senza lavoro. È il caso dello stabilimento Visentini di Porto Viro (Rovigo), con i suoi 50 lavoratori, che, per dribblare la crisi, prima ha deciso di puntare sulla produzione di un traghetto eco-friendly, senza avere ancora un compratore e poi è riuscito a siglare un contratto con la compagnia scandinava Nordana. Altri cantieri, invece, come Rosetti Marino di Ravenna, si sono specializzati in unità hi-tech di servizio alle piattaforme offshore; supply vessel che sono, in questo momento, molto richiesti dal mercato. Non è un caso, infatti, che Fincantieri abbia appena acquisito, proprio per entrare anche in quella fascia di produzione, il cantiere Stx Osv, con quartier generale in Norvegia, specializzato in quel tipo di navi.

Commenta la notizia

Ultimi di sezione

Shopping24

Dai nostri archivi