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Questo articolo è stato pubblicato il 25 aprile 2013 alle ore 16:12.

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Scongiurato lo sciopero della «Mozzarella di bufala campana Dop» annunciato per luglio dal Consorzio di tutela. Nessuna rischio in estate dunque per gli amanti della «caprese». La qualità è garantita, con il rafforzamento del marchio, ma senza bloccare l'attività degli stabilimenti. Con un decreto del ministro delle Politiche agricole, Mario Catania, sono state infatti corrette le norme di attuazione della legge 205/2008 che imponevano ai caseifici l'obbligo di linee separate per la produzione del latticino simbolo del made in Italy e degli altri prodotti (ricotte e mozzarelle non Dop).

Non c'è più l'obbligo di linee produttive separate per i prodotti a marchio e senza
«Il provvedimento – spiega una nota del Consorzio di tutela – contiene novità fondamentali: per tutti coloro che fanno parte del sistema Dop: sarà infatti possibile continuare sempre a produrre nello stesso stabilimento mozzarella Dop e altre tipologie (ricotte e mozzarelle non Dop), ma, come richiesto dal Consorzio di Tutela già 18 mesi fa, si obbligano i produttori ad acquistare esclusivamente latte di bufala proveniente dall'area Dop, per qualunque prodotto intendano realizzare». Di fatto si blindano gli acquisti del latte a marchio e questo dal Consorzio viene considerato un traguardo fondamentale per rilanciare la produzione campana. «Così – ha dichiarato il presidente del Consorzio di Tutela, Domenico Raimondo,– il Governo dice sì alla nostra proposta sulla provenienza esclusiva del latte dal territorio della Dop, contenuta nella bozza di modifiche al disciplinare che da un anno e mezzo attende l'approvazione delle istituzioni interessate».

Blindato in zona l'acquisto del latte a denominazione
E aggiunge il direttore Antonio Lucisano, «ora si apre una nuova fase per la Mozzarella di Bufala Campana Dop. Con le nuove regole siamo di fronte a innovativi scenari di produzione e di mercato. Con l'obbligo di utilizzare solo latte di area Dop, il nostro auspicio è ora che tutto il latte Dop possa essere trasformato in mozzarella Dop, con prospettive di crescita, dunque, ancora tutte da esplorare». Secondo il Consorzio viene anche semplificata la vita ai consumatori che potranno evitare difficili slalom tra gli scaffali. Avranno infatti solo tre opzioni: la Mozzarella di Bufala Campana Dop; la mozzarella di bufala non Dop ma realizzata comunque con latte di area Dop dai produttori aderenti al Consorzio; e infine il prodotto non certificato, realizzato da tutti gli altri con latte e semilavorati bufalini qualsiasi. L'emergenza dunque è stata superata. Ha avuto pieno successo la mobilitazione del Consorzio che aveva annunciato la fine della produzione e tutti i soci avevano inviato una lettera al ministero delle Politiche agricole, alle regioni e al Parlamento. E addirittura era stata lanciata anche una petizione on line per salvare un prodotto tipico del Sud.

Per il Consorzio di tutela si aprono nuove prospettive di crescita
E l'obiettivo è stato centrato con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del nuovo decreto. Secondo il Consorzio di tutela, sono 111 i caseifici certificati e circa duemila le aziende agricole specializzate per un totale di 280mila capi allevati. Il business della mozzarella di bufala Dop nel 2012 è stato di 320 milioni di euro, in linea con quello raggiunto nel 2011. Apprezzamento per il nuovo decreto è stato espresso dalla Consulta nazionale dell'Agricoltura che però ha chiesto di intensificare e rendere più rigorosi i controlli sull'intera filiera a difesa del made in Italy e della salute dei consumatori e dei produttori onesti.

La Campania studia una norma sulla tracciabilità
E intanto Daniela Nugnes, consigliere delegato all'agricoltura della Regione Campania, ha annunciato nei prossimi giorni l'approvazione di una delibera della giunta per la «trasparenza nella filiera bufalina finalizzata a mettere a regime un sistema di tracciabilità totale al fine di garantire la leale concorrenza del mercato, la sicurezza dei consumatori, ma soprattutto la trasparenza, la reputazione e la credibilità di uno dei comparti chiave dell'economia regionale. Nella nostra regione si trova circa il 74% del patrimonio bufalino nazionale».

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