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Questo articolo è stato pubblicato il 10 maggio 2013 alle ore 06:46.

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GENOVA
La rabbia si è mischiata al cordoglio ieri a Genova, durante la manifestazione organizzata dal Comune per dimostrare la vicinanza della città alle famiglie delle vittime del crollo sul molo Giano. Intanto dal porto arriva già un segnale chiaro: la prossima torre di controllo non sorgerà più nel punto dove era stata realizzata quella vecchia, rovinata in mare dopo l'urto con la Jolly Nero.
Ieri alle 11, nel centro di Genova, circa 2mila persone, tra le quali molti lavoratori del porto in sciopero hanno ascoltato gli interventi del sindaco, Marco Doria, di Ivano Bosco, rappresentante dei sindacati e di monsignor Luigi Molinari, cappellano del lavoro della curia genovese. Proprio durante il discorso di quest'ultimo, però, alcuni lavoratori dei terminal hanno contestato la manifestazione e, raggiunto un microfono, hanno spiegato di essere «stufi delle morti sul lavoro». Sono anni, hanno aggiunto, «che aspettiamo che le istituzioni ci proteggano». Intanto un telegramma di cordoglio di Papa Francesco è stato recapitato alla Diocesi di Genova. Nel pomeriggio di ieri, poi, il ministro dell'Ambiente, Andrea Orlando, è giunto nel capoluogo ligure, ha visitato il luogo del disastro e ha promesso «un impegno concreto del Governo per aiutare il porto di Genova a ripartire». E il presidente dell'Autorità portuale, Luigi Merlo, ha sottolineato che «l'unico elemento positivo che possiamo trovare in questa disgrazia è che finalmente si sono accesi i riflettori sui nostri porti. La verità è che o li adeguiamo al mercato globale, o saremo tagliati fuori». Parole che rimandano alla storia recente dello scalo, che ha subito gli effetti della crisi innescatasi nel 2008, segnando, nel settore container, una rapida discesa dagli 1,85 milioni di teu (contenitori da 20 piedi) del 2007 agli 1,53 del 2009, per poi risalire la china fino ai 2,06 milioni del 2012, che ne hanno fatto uno degli scali europei con la maggior crescita percentuale (si veda Il Sole 24 Ore del 5 maggio).
Ora, però, l'incidente della Jolly Nero ha portato all'attenzione di tutti anche i lati meno gloriosi di questa storia: ad esempio il fatto che, per un iter burocratico interminabile, il piano regolatore portuale dello scalo, varato nel 2000, e con investimenti per 500 milioni, non si concluderà prima del 2015. Solo allora, infatti, saranno conclusi i riempimenti tra i moli Ronco (da cui è partita martedì sera la nave del gruppo Messina) e Canepa, nonché quelli su calata Bettolo. Sono in corso, inoltre, i dragaggi sempre nell'area di Ronco e Canepa che consentirebbero di rendere navigabile l'entrata di Ponente del porto, grazie alla quale le navi non dovrebbero essere rimorchiate di poppa lungo le banchine per arrivare al bacino di evoluzione a Levante. Solo in teoria, però. Perché l'operatività dell'ingresso a Ponente del porto è comunque limitata dalle leggi sul cono aereo, imposte dalla vicinanza con l'aeroporto di Genova.

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