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Questo articolo è stato pubblicato il 15 maggio 2013 alle ore 19:10.

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Ancora un gelata sui prezzi incassati dagli agricoltori per la vendita dei prodotti agricoli. Secondo la rilevazione dell'Ismea, infatti, ad aprile i listini hanno ceduto più del 6 per cento sul mese precedente con un calo accentuato (11,6%) delle coltivazioni che arriva a picchi di oltre il 30% per gli ortaggi, e più contenuto (1,2%) per le produzioni zootecniche. Rispetto allo scorso anno le quotazioni sono però in aumento.

Ma il passo indietro di aprile rischia di appesantire i bilanci delle imprese già in forte affanno. E anche se le stime dell'Istat relative al Pil nel primo trimestre indicano solo per l'agricoltura un andamento positivo, le prospettive per il settore sono ad alto rischio. Entro l'anno potrebbero chiudere i battenti 50mila imprese, mentre già si contano 13mila aziende che hanno abbandonato il mercato. A lanciare l'allarme la Cia che oggi a Roma ha chiamato a raccolta i« Gruppi di interesse economico» dell'associazione che hanno analizzato lo stato di salute dei principali comparti, dai cereali alla zootecnia, dal florovivaismo alle colture industriali.

Senza interventi 2 milioni di ettari destinati all'abbandono
«Senza immediati e straordinari interventi, secondo l'analisi della Cia, un numero consistente di agricoltori sarà costretto a lasciare con il rischio di abbandono per più di 2 milioni di ettari coltivati. «Solo nel 2012 - ha dichiarato il presidente della Cia, Giuseppe Politi - più di 25mila sono andate fuori mercato. Il rischio è che nei prossimi quattro anni, altre 250mila aziende rischiano di cessare l'attività. Siamo in una situazione non più tollerabile. Vogliamo che sull'agricoltura si riaccendano i riflettori della politica. Al nuovo governo inviamo un preciso appello: attendiamo un drastico cambio di marcia, una strategia veramente mirata alla crescita e alla competitività. Vogliamo che al totale disinteresse si sostituiscano atti concreti».

Agricoltura penalizzata nella catena del valore
E una priorità restano i redditi che, ha sottolineato Politi, negli ultimi dodici anni in Italia hanno perso il 25 per cento. «Noti dolenti - ha detto - anche dalla ripartizione del valore aggiunto. Fatto cento il valore di un prodotto agroalimentare sul banco di vendita, all'agricoltore va il 16-18 per cento. Motivi principali la scarsa aggregazione, la mancata programmazione, la disorganizzazione della filiera, i costi di transazione eccessivi e parassitari, la carenza di reti logistiche e di trasporti efficienti».

E in affanno sono soprattutto le aziende dei giovani agricoltori, il 5% del totale, che dovrebbero svolgere un ruolo di traino per l'intero settore. Ai giovani si è rivolta in occasione del question time alla Camera, il ministro delle Politiche agricole, Nunzia De Girolamo. «Per favorire il ricambio generazionale e le politiche in favore dei giovani in agricoltura - ha detto il ministro - dobbiamo puntare sugli strumenti attivabili nel contesto della Politica agricola comune. Alcuni di questi sono ormai consolidati, anche se troppo spesso utilizzati in maniera poco selettiva e, di conseguenza, scarsamente efficaci. Faccio riferimento, ad esempio, alla misura «Primo insediamento» dei giovani agricoltori, prevista dai Programmi di sviluppo rurale, a carico della quale sono stati erogati consistenti finanziamenti negli anni passati, così come alla maggiorazione del contributo per la realizzazione degli investimenti produttivi, se realizzati da giovani agricoltori».

De Girolamo (Agricoltura): sì ad aiuti Pac maggiorati per gli under 40
De Girolamo si è schierata a favore della proposta emersa in sede di riforma Pac di una maggiorazione del 25% dell'importo dei valori medi degli aiuti per un periodo di 5 anni a favore degli under 40. E ha annunciato che «indipendentemente dalla posizione che alla fine del negoziato sarà assunta dal Consiglio dei ministri dell'agricoltura e dal Parlamento europeo, vi dico sin da ora che intendo prevederne l'applicazione». Anche per agevolare l'accesso al credito De Girolamo intende sfruttare ogni possibilità offerta dalla normativa comunitaria. Così come il ministro ha ribadito l'impegno a scongelare la dismissione dei terreni demaniali con una corsia preferenziale per i giovani agricoltori.

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