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Questo articolo è stato pubblicato il 27 maggio 2013 alle ore 19:00.

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A partire da oggi gli Stati Uniti apriranno le frontiere ai salumi semistagionati made in Italy come salami, pancette, coppe e culatelli. Il via libera è arrivato dalle autorità statunitensi di Aphis (Animal and plant health inspection service) che hanno ufficialmente riconosciuto indenni dalla malattia vescicolare del suino le regioni Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto e Piemonte, nonché le province autonome di Trento e Bolzano.

Assica soddisfatta
Per l'Associazione che riunisce le industrie italiane della carne e dei salumi (Assica) si tratta di «un evento epocale» perché una delle aree più importanti per la produzione di salumi supera, dopo oltre 15 anni, una delle barriere non tariffarie che impediscono il pieno sviluppo delle esportazioni italiane di salumi nel mondo. «Stimiamo che nel 2014 – sottolinea il presidente di Assica, Lisa Ferrarini – primo anno di effettiva operatività della nuova apertura ai prodotti a breve stagionatura, il flusso delle esportazioni possa aumentare di circa 10 milioni di euro, a cui va aggiunto un effetto traino sull'export di prosciutti crudi, prosciutti cotti e mortadelle».

Record storico
Un nuovo passo importante, dunque, per un settore che nel 2012 ha raggiunto un nuovo record nelle esportazioni superando quota 138.440 tonnellate (+3,8%) con un valore di 1,116 miliardi di euro (+7,2%). Un trend determinato da un vero e proprio boom delle esportazioni extra-Ue. Mentre l'acquisto dei salumi in Europa è cresciuto solo dell'1,3% in quantità e del 4,6% in valore, le spedizioni verso i mercati extracomunitari, come Usa, Giappone, Canada, Russia e Hong Kong sono complessivamente aumentate del 12,7% in quantità e del 16,5% in valore.

Rafforzare l'Ice
«L'ampliamento dei mercati di destinazione e il raggiungimento delle piazze con il maggiore potenziale di crescita con l'intera gamma delle nostre eccellenze sono obiettivi sempre più irrinunciabili – aggiunge Ferrarini –. Per questo Assica sta già lavorando con l'Ice a iniziative mirate al mercato americano, a cominciare dal prossimo Fancy Food di fine giugno. Ma occorre rafforzare l'attività dell'Istituto che dispone di risorse non adeguate alle esigenze del sistema produttivo nazionale».

Commenti positivi
Soddisfatta del via libera degli Usa ai salumi semistagionati la Confederazione italiana degli agricoltori-Cia secondo cui l'export di prosciutti crudi, cotti, speck e mortadelle made in Italy negli Stati Uniti «vale oltre 68 milioni di euro l'anno a quota 5.890 tonnellate. Ora l'ampliamento della gamma dei salumi esportati avrà nuove importanti ricadute economiche». Per la Coldiretti in questo difficile momento di crisi il via libero Usa «è un passo importante per l'economia del sistema agroalimentare che ha ora l'opportunità di crescere nel mercato americano dove le esportazioni di cibo e bevande italiane sono cresciute in valore del 10% ad un livello record di 2,7 miliardi».

Le barriere che resistono
L'auspicio, ora, è che il disco verde sia acceso per tutte le regioni italiane. Le perdite legate ai vincoli sanitari e tariffari ancora in vigore, infatti, si possono prudenzialmente stimare in circa 250 milioni di euro all'anno di mancate esportazioni: la completa liberalizzazione garantirebbe, secondo Assica, solo il primo anno, 200/210 milioni di euro di maggior export di carni e altri prodotti freschi e 40/50 milioni di euro di salumi e una crescita esponenziale negli anni seguenti.

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