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Questo articolo è stato pubblicato il 14 giugno 2013 alle ore 18:43.

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L'ex ministro Ronchi nel comitato esperti per il piano dell'Ilva

Edo Ronchi, ministro dell'Ambiente nei governi Prodi e D'Alema, potrebbe essere uno dei tre commissari per l'Ilva. Il ministro dell'Ambiente, Andrea Orlando, ne ha già parlato con Ronchi che ha dichiarato riferendosi al suo incarico: "L'ha annunciato anche a me. Ma non c'è ancora il decreto di nomina e non mi piace fare commenti di opinione in una fase così delicata".

Ronchi farà parte dello speciale comitato previsto all'articolo 5 del decreto legge 61 col quale il Governo, il 4 giugno, ha commissariato l'Ilva affidandola a Enrico Bondi, già amministratore delegato dell'azienda, e sospeso temporaneamente i poteri dell'assemblea dei soci. Il decreto dice appunto che il ministro dell'Ambiente "nomina un comitato di tre esperti scelti tra soggetti di comprovata esperienza e competenza in materia di tutela dell'ambiente e della salute che, sentito il commissario straordinario, predispone e propone al ministro entro 60 giorni dalla nomina il piano delle misure e delle attività di tutela ambientale e sanitaria dei lavoratori e della popolazione e di prevenzione del rischio di incidenti rilevanti".

Ronchi, parlamentare dall'83 al 2001, esponente di Democrazia Proletaria in una prima fase e poi dei Verdi, nonchè autore della prima legge quadro sui rifiuti, farà parte di questo comitato di esperti. Nel piano che dovrà essere predisposto, saranno anche previste "le azioni ed i tempi necessari per garantire il rispetto delle prescrizioni di legge e dell'Aia, la cui contestata violazione ha determinato il commissariamento".

Sequestro miliardario Riva Fire, si attende la decisione dei giudici
E domani a Taranto il Tribunale del Riesame farà conoscere il suo verdetto in merito alla richiesta di revoca del sequestro da 8 miliardi e 100 milioni di euro sui beni e sui conti della capogruppo Riva Fire. Una battaglia legale, questa, che ormai impegna solo gli avvocati del gruppo Riva in quanto l'Ilva e Bondi si sono sfilati. I legali dell'Ilva, infatti, hanno formalizzato ai giudici l'intenzione di rinunciare al ricorso su decisione dello stesso Bondi. Che quando ha firmato l'impugnazione del sequestro era ancora amministratore delegato dell'Ilva, mentre adesso è commissario nominato dal Governo.

Ma al di là del conflitto tra i due ruoli, con la rinuncia Bondi ha voluto soprattutto staccare le vicende dell'Ilva, che ora sono nelle sue mani, da quelle della capogruppo e della famiglia Riva. La rinuncia all'esposto segue la decisione di Bondi di eliminare, dallo stabilimento di Taranto, la struttura dei cosiddetti "fiduciari", una ventina di persone con compiti di controllo che rispondevano direttamente alla stessa famiglia Riva.Il sequestro preventivo sul quale il Riesame deve pronunciarsi è quello disposto dal gip il 24 maggio e gli 8 miliardi sono l'equivalente della somma che i periti dell'autorità giudiziaria stimano serva per risanare l'area Ilva inquinata negli anni.

Denuncia sindacati: mancano pezzi di ricambio, a rischio l'attivitàNell'Ilva di Taranto si sta protraendo "una condizione inverosimile" con "la mancanza di approvvigionamento di materiali di consumo e ricambi". Lo scrivono in una nota al direttore dello stabilimento siderurgico, Antonio Lupoli, e al responsabile delle relazioni industriali, Enrico Martino, gli esecutivi di Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm Uil. In particolare nella lettera si segnala "la mancanza di ricambi e di strumentazioni impiantistiche" all'interno dei reparti di esercizio e di manutenzione, "autocisterne ferme per assenza di ricambi", "ritardo sul rifornimento del gasolio", "difficoltà di reperimento dei dispositivi di protezione individuale". Così l'Ilva rischia di fermarsi, denunciano i sindacati. Un'altra "spia" della mancanza di liquidità dell'azienda?

Decreto Ilva, lettera a Napolitano
Non si placa la polemica sull'ultimo decreto Ilva. Come già accaduto all'indomani del decreto varato a dicembre e poi convertito nella legge 231 del 2012, la cosiddetta "Salva Ilva", un comitato di cittadini di Taranto, alcuni dei quali appartenenti a movimenti ambientalisti, ha scritto di nuovo al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. "Siamo cittadini di Taranto, una città che ha smesso di credere nello Stato dopo l'approvazione della legge Salva-Ilva" si legge nella parte iniziale della lettera. Che così prosegue: "Abbiamo compreso amaramente che sul nostro dramma si sono dette tante bugie e che ancora oggi si prova a prenderci in giro, con delle leggi che non salvaguardano nulla, se non le tasche dei soliti noti". Ma "sia il Governo, quando ha scritto il provvedimento, sia la Corte, hanno dovuto fare scelte di bilanciamento tra i principi del diritto alla salute, dell'iniziativa economica privata e del diritto al lavoro, che ci sono costate non poco" ha detto oggi a Venezia il presidente della Corte Costituzionale, Franco Gallo, a proposito della legge sull'Ilva. Legge che il 9 aprile è stata giudicata costituzionale della Consulta che ha respinto, perchè in parte infondate e perchè in parte inammissibili, le eccezioni di incostituzionalità sollevate dai giudici di Taranto.

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