Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 15 giugno 2013 alle ore 08:22.

My24


BIELLA
Unisce tradizione e innovazione, come poche materie prime riescono a fare. È uno dei materiali più antichi utilizzati per realizzare indumenti e, allo stesso tempo, promette sviluppi interessanti in settori nuovi, dall'arredamento, all'automotive, al lusso. Il business della lana vale circa 80 miliardi di dollari nel mondo, se si guarda ai ricavi dalle vendite al dettaglio di prodotti realizzati in lana. Con una produzione annua pari a un milioni di tonnellate di materia prima "pulita", che si è dimezzata negli ultimi vent'anni.
La sfida per allevatori, produttori di tessuti e creatori di moda è far sì che «la lana possa riprendersi il suo spazio» come dice Piercarlo Zedda, vicepresidente dell'International wool textile organisation che, insieme a the Woolmark Company – a cui aderiscono i principali allevatori del mondo, a cominciare dagli australiani – ha riunito a Biella, cuore del distretto tessile piemontese, 23 delegazioni da tutto il mondo e circa 300 operatori della filiera della lana.
Due giorni di incontri tecnici e, ieri, un focus, "From farm to fashion", con i nomi della moda, da Ennio Capasa, direttore creativo di Costume National, a Nino Cerruti, presidente del Lanificio F.lli Cerruti, Pier Luigi Loro Piana, presidente e ad del Gruppo Loro Piana, Paolo Zegna, presidente di Ermenegildo Zegna Group. Un focus per dire che è tempo di difendere ma, soprattutto, di comunicare le eccellenze italiane.
«Se nella storia della moda l'Italia ha sempre continuato a mirare ad una qualità superiore e alla tradizione, sempre unita all'innovazione del prodotto, ora è arrivato il momento di far conoscere questi punti di forza a tutti e di fare il grande salto nella comunicazione» ha sottolineato Paolo Zegna. Il Made in Italy ha bisogno di tutela e di una «promozione internazionale, intelligente, attiva e moderna». Un materiale antico e, allo stesso tempo, ad altissimo valore aggiunto grazie alle lavorazioni che «ormai – spiega Zedda – rendono la lana versatile e fine come la seta, grazie a fili che oggi raggiungono i 13-14 micron».
L'Italia è il paese trasformatore per eccellenza: primo esportatore di tessuti in lana e in misto lana, con 37mila tonnellate dirette verso l'estero all'anno, seguita dalla Cina che in tre anni ha triplicato la sua performance. Secondo esportatore, invece, in questo caso dopo la Cina (che ha il 19% delle esportazioni considerando i primi venti paesi esportatori, mentre all'Italia fa capo il 14%) per quanto riguarda i filati.
Il tessile italiano ha perso nel corso degli anni le lavorazioni ordinarie, quelle che si sono spostate nei paesi dove i costi fissi e di manodopera sono più bassi. «Sono rimaste le eccellenze» aggiunge Zedda. Da qui, dunque, si deve ripartire per fare il salto. Senza dimenticare i "fardelli" tutti italiani, dall'eccessiva burocrazia ai costi dell'energia.

Ultimi di sezione

Shopping24

Dai nostri archivi