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Questo articolo è stato pubblicato il 11 luglio 2013 alle ore 06:50.

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Sull'energia l'handicap dei super prezzi

ROMA - Gas con prezzi all'ingrosso finalmente "europei" con la fondata speranza (i segnali già ci sono) che i vantaggi vengano presto trasferiti anche ai consumatori finali. Anche se qualche trappola rimane all'orizzonte: il peso eccessivo del fisco, le incongruenze delle nuove gare per la distribuzione locale del metano. Resta invece più problematico, e non di poco, lo scenario dell'elettricità: il 2012 ha visto prezzi in contrazione in tutta Europa meno che in Italia (+4,3 il listino medio nella nostra borsa elettrica), anche se i primi mesi del 2013 mostrano anche per noi qualche timido segnale di riallineamento.

Che però si scontra con problemi strutturali tutti italiani, che non sarà facile risolvere. Problemi vecchi: il parco di generazione termoelettrica, tecnicamente piuttosto efficiente, è però rigido perché tutto orientato al gas. Ma anche problemi nuovi: incalzano le energie rinnovabili dalla crescita malgovernata che sta spiazzando pericolosamente la redditività minima del termoelettrico, comunque essenziale per il bilanciamento e la sicurezza del sistema.

Guai e speranze, ben sintetizzate dalla relazione annuale presentata ieri da Massimo Ricci, amministratore delegato del Gme (il Gestore dei servizi energetici che manovra la borsa elettrica e la nascente borsa del gas) e dalla relazione che sarà presentata oggi da Bruno Tani, presidente di Anigas all'assemblea annuale dell'associazione degli operatori.

Calano i consumi di energia a causa, come ben noto, della crisi economica globale: -3,1% i volumi di elettricità scambiati in Italia nel 2012, anche se – rimarca Ricci – cresce (+14,6%) il volume degli scambi di "assestamento" sul mercato giornaliero. È la conseguenza del nuovo paradigma del nostro mercato elettrico, incalzato dalle rinnovabili che hanno priorità di produzione e dispacciamento obbligando il termoelettrico a intervenire continuamente nel bilanciamento. Con fenomeni apparentemente paradossali ma che ben si spiegano: il prezzo medio dell'elettricità cresce e torna a divaricarsi con l'Europa. Anche se in alcune ore del giorno con lo straripare delle rinnovabili arriva praticamente a zero (è successo più di una volta) «con un più frequente ribaltamento tra prezzi zonali diurni e notturni».

Ben vengano le rinnovabili, naturalmente. Ma il sistema è decisamente alle strette (vedi articolo qui sotto): i super-prezzi italiani fanno fatica a scendere nonostante l'aiuto che dovrebbe venire dal gas che diventa meno caro.

Difficile la soluzione. Ma intanto – ci dicono i manovratori – pensiamo almeno a consolidare il riallineamento all'Europa dei prezzi del metano. Il Gme promette molto con l'avvio del "mercato a termine" del gas «che permetterà – dice Ricci – la formazione di un prezzo liquido e trasparente» su «orizzonti temporali sempre più ampi», con effetti positivi anche sul bilanciamento del sistema.

Ci crede anche il presidente dell'Authority per l'Energia, Guido Bortoni. «Faremo di tutto per favorire il riallinamento dei prezzi, grazie alla coesione tra il nostro mercato e quelli europei» dice Bortoni. Che però incita a guardare con più coraggio alle nostre opportunità. Innanzitutto quella di diventare un hub del gas per tutto il quadrante sud dell'Europa senza timore, anzi con impegno, negli investimenti sulle nuove infrastrutture.

Meno entusiasmo, per la verità, nei moniti e nelle richieste che verranno oggi da Bruno Tani, presidente di Anigas. Rinnovabili benedette, ma dallo sviluppo anarchico e cotradditorio. Il gas, essenziale, potrebbe meglio "collaborare" con le energie verdi se liberato – chiede Tani - da un eccessivo peso fiscale che penalizza sia le famiglie che le imprese («non dimentichiamo che il 35% del suo prezzo è ora assorbito dalla tassazione»). In una fase di transizione il gas potrebbe anzi trovare nuovi spazi, anche di contributo ambientale. Con la promozione, ad esempio, dell'auto a metano.

Ma intanto un nuovo intralcio - ammonisce Tani - incombe all'orizzonte. Viene dalle modalità delle nuove gare per le concessioni locali nella distribuzione del gas. «Occasione e sfida difficile» perché tra l'altro non è assicurata la salvaguardia e la qualità degli investimenti degli operatori, sostiene il presidente di Anigas. E così «alcuni sceglieranno di non competere e di uscire dal mercato».

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