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Questo articolo è stato pubblicato il 16 luglio 2013 alle ore 07:19.

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Formaggi, salumi e dolci: con il bollino a rischio un quarto dell'export in Gran Bretagna

A tre anni circa dalla bocciatura da parte dell'Unione europea del «semaforo» sui cibi, la Gran Bretagna ci riprova e adotta un sistema di etichettatura che mette in guardia il consumatore sulla presenza di sali, grassi e zuccheri nei prodotti alimentari. E pone una pesante ipoteca sul paniere dei prodotti mediterranei, in particolare quelli italiani. Rischiano infatti di finire al bando salumi, formaggi e dolci, olio e sughi, fiore all'occhiello del made in Italy.

Nel 2012 vendite sul mercato inglese per 2,3 miliardi
In Gran Bretagna un quarto dell'export agroalimentare italiano, secondo quanto risultai dai dati di Federalimentare, riguarda infatti formaggi, salumi e dolci. Nel 2012 il nostro paese ha venduto prodotti agroalimentari per 2,3 miliardi, con un incremento del 6 per cento rispetto all'anno precedente. E anche nel primo trimestre dell'anno prosegue il trend con una crescita di oltre il 4 per cento. Lo scorso anno le esportazioni di formaggi hanno sfiorato i 190 milioni, le carni preparate (soprattutto suine) 127 milioni e i dolci 205 milioni. La Gran Bretagna è infatti uno dei mercati strategici e fa parte di quel poker con Germania, Francia e Stati Uniti che trainano il made in Italy agroalimentare.

Federalimentare: in cantiere un'azione energica verso Londra
«Siamo preoccupati per questa scelta condivisa dal governo inglese – spiega il direttore generale di Federalimentare, Daniele Rossi – che pur presentandosi come una indicazione volontaria costringe i nostri esportatori a far adottare lo schema dei semafori, penalizzando così il modello alimentare italiano. Siamo intervenuti – aggiunge Rossi – già a livello Ue e stiamo coordinando con l'amministrazione italiana un'azione energica verso le autorità inglesi».

La preoccupazione di Federalimentare non resta però legata solo alla decisione britannica, ma a tutte quelle iniziative protezionistiche dalla food tax, alle accise alle barriere sanitarie e non «che in un modo o nell'altro possono penalizzare in tutto il mondo le tradizioni alimentari del nostro Paese».

De Castro: le etichette europee informano già in modo corretto
Con l'adozione di questo sistema si influenzano i consumatori – spiega da parte sua il presidente della commissione Agricoltura del Parlamento europeo Paolo de Castro che a suo tempo fece un forte pressing per convincere la commissione Salute ad archiviare i bollini. Allora il simbolo della battaglia fu la nutella, ma in realtà il semaforo europeo avrebbe bloccato gran parte delle specialità made in Italy.

L'etichetta europea così come è garantisce una buona informazione , con l'indicazione dell'origine estesa a una serie di prodotti anche se, – sottolinea De Castro– l'Europarlamento avrebbe voluto fare di più, ma la Commissione bloccò ulteriori indicazioni. In ogni caso le «informazioni al consumatore» varate da Bruxelles – aggiunge De Castro– informano sui contenuti, ma senza influenzare le scelte. La decisione della Gran Bretagna potrebbe porsi invece in contrasto con il mercato unico. Ma a questo punto la parola passerebbe alla Corte di giustizia.

Coldiretti contesta le visioni tecnicistiche della qualità
La Coldiretti da parte sua contesta la «visione tecnicistica della qualità che rischia di mischiare il prodotto buono e quello cattivo», ma soprattutto sottolinea l'incongruenza dell'adozione del semaforo in un paese liberista come la Gran Bretagna, mentre in nome del libero mercato e della concorrenza non è riuscita a superare lo sbarramento di Bruxelles la norma sull'obbligo di indicare in etichetta l'origine della materia prima dei prodotti alimentari che avrebbe offerto solo uno strumento in più al consumatore per valutare le sue scelte, ma senza demonizzazioni.

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