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Questo articolo è stato pubblicato il 31 luglio 2013 alle ore 19:44.

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Tabacco, appello della filiera contro i tagli Ue

Di fronte al tracollo di uno dei fiori all'occhiello del made in Italy, sotto i colpi non tanto del mercato quanto di una politica agricola Ue letteralmente punitiva, la filiera tabacco prova a fare appello contro alcune decisioni comunitarie che rischiano di infliggere il colpo di grazia al settore. L'occasione è la presentazione del XVI rapporto Nomisma sul settore che da anni offre una fotografia puntuale dei numeri della filiera. Numeri condizionati come detto soprattutto dai decisori politici: a valle l'imminente riforma della Pac che per i tabacchicoltori potrebbe significare (molto dipenderà dalle scelte nazionali) il dimezzamento dei premi Ue, e a monte la cosiddetta direttiva prodotto che prevede campagne schock anti fumo sui pacchetti di sigarette ma che rischia di avere un doppio impatto, con il possibile crollo delle entrate fiscali accompagnato da un'ulteriore crescita del commercio illegale.

I numeri della crisi
Nel 2012 le superfici coltivate a tabacco sono crollate del 33% tondo, passando da 22.468 a 15.106 ettari, «a causa soprattutto dei timori legati alla riforma della Pac», conferma Denis Pantini, direttore dell'area Agroalimentare dell'Istituto di studi economici e curatore del rapporto. «È che il declino della produzione nazionale è un fenomeno in atto da ormai dieci anni, ma un calo così secco non si era mai registrato». Il Veneto ha dimezzato la produzione e la regione che è andata meglio, l'Umbria, accusa un calo che sfiora il 20 per cento. A valle della filiera, la produzione di sigarette è calata dell'8 per cento. A salvarsi sono solo alcune nicchie come il Sigaro Toscano che rappresentano dei modelli di interprofessione.

I tagli della Politica agricola
Tutte le associazioni di produttori presenti hanno centrato i propri interventi sulla cura da cavallo riservata al settore dalla riforma della Pac. I tagli al bilancio comunitario sono già noti, ma i produttori di tabacco dovranno sommare anche il costo del riavvicinamento degli aiuti tra Stati membri e singoli settori. Fatti due conti, chi percepiva fino a oggi 3mila euro a ettaro di premi Ue dal prossimo anno si vedrà riconoscere un titolo di 2.300 euro, al quale sottrarre però, nella migliore delle ipotesi, un ulteriore 30 per cento. Walter Verini parla a nome del coordinamento dei parlamentari italiani per la tutela della produzione tabacchi cola (di recente costituzione con l'ex ministro Catania come presidente onorario), assicurando il massimo impegno, «a partire da una missione a Bruxelles i primi di settembre», per correggere alcuni aspetti della nuova Pac. Il tema più caldo è l'esclusione del tabacco dalla lista dei prodotti che possono beneficiare di aiuti legati alla produzione, come conferma l'amministratore delegato di Ont Luigi Auriemma. Oriano Gioglio, presidente Unitab denuncia però «la latitanza della politica di fronte al rischio di un nuovo caso zucchero, con una filiera smantellata nel giro di pochi anni». Ancora più diretto Carlo Sacchetto, segretario Apti e fino a pochi mesi fa a capo della segreteria tecnica del Mipaaf: «Dobbiamo riconoscere che il tabacco ha dei nemici; la Commissione europea, non riuscendo a fare politiche della salute efficienti scairca sugli agricoltori una parte dei problemi che non riesce a risolvere».

Il "giallo" della direttiva europea anti-fumo
Dopo il compromesso di qualche settimana fa tra i ministri europei che ammorbidiva le proposte della Commissione sulla direttiva anti-fumo (con la riduzione dal 75 al 65% delle immagini schock sui pacchetti di sigarette) a inizio settembre è atteso il voto finale dell'Europarlamento. Delle cinque commissione parlamentari competenti però una, quella Salute, si è espressa però per il ritorno della linea dura, inasprendo in alcuni aspetti la stessa proposta dell'esecutivo. Secondo Nomisma l'attuazione della direttiva rischia di causare danni all'erario per oltre un miliardo sotto forma di mancato gettito e di stimolare la contraffazione, fenomeno tornato a crescere (con punte del 50% nel Napoletano) negli ultimi anni. «Molte tabaccherie sono già a rischio chiusura - dice il presidente della Fit, Federazione italiana tabaccai, Giovanni Risso -. Oltre alla direttiva prodotto siamo costretti a subire la concorrenza sleale delle sigarette elettroniche che possono anche farsi pubblicità». L'assessore umbro Fernanda Cecchini, tra i pochi politici intervenuti insieme all'europarlamentare Roberta Angelillo, riconosce però che sulla direttiva europea «il governo ha fatto la sua parte» dando battaglia in sede di Consiglio Ue. Ora però bisogna vedere come andrà a finire.

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