Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 08 agosto 2013 alle ore 20:45.

My24
Cina: va avanti l'indagine antidumping sui vini europei

Dopo il danno la beffa: l'accordo Ue-Cina sui pannelli solari non chiude il contenzioso sui vini europei. E rimane in piedi l'ipotesi di una guerra commerciale con l'Europa.
Il ministero del Commercio ha ribadito che l'inchiesta anti-dumping e anti sussidi sui vini provenienti dall'Unione europea andrà avanti nonostante l'accordo euro-cinese sui pannelli solari siglato il 27 luglio. La Cina aveva lanciato l'inchiesta sui vini europei il 5 giugno scorso, una ritorsione alla decisione della Commissione europea di applicare dazi provvisori all'11,8% sui pannelli solari provenienti dalla Cina. Alla fine del mese scorso le due parti hanno raggiunto una «soluzione amichevole» che ha permesso a Pechino di evitare, dal 6 agosto scorso, i dazi al 47,6% sui propri pannelli fotovoltaici diretti verso l'Eurozona.

Scambio mancato
In cambio del sacrificio sui pannelli solari (con qualche mal di pancia dei tedeschi), il commissario europeo al commercio, Karel De Gucht, aveva fatto intendere che si sarebbe andati a un armistizio anche sul vino. E senza archiviare del tutto l'ipotesi di aprire un'altra indagine sull'export cinese di materiale telefonico.
Nel mirino di Pechino è finito il sistema di sostegni Ue all'export di vino: aiuti però diretti a sostenere le iniziative promozionali nei paesi extra Ue e non a facilitarne le esportazioni. Peraltro questo sistema d'incentivi, risalente al 2008, ricevette l'assenso in sede Wto. Intanto sono 1.300 le aziende italiane (su 1.500 esportatori) che dopo l'accordo euro-cinese sui pannelli solari si sono registrate nella "lista dei buoni" presso il ministero dello Sviluppo economico. Nel caso di un inasprimento tariffario gli esportatori registrati potrebbero beneficiare di un dazio ridotto. «In dieci giorni – osserva il presidente del Consorzio del Brunello di Montalcino, Fabrizio Bindocci – abbiamo dovuto preparare tutti i documenti e farli tradurre in cinese. Il nostro importatore di Hong Kong ci ha raccomandato la massima accuratezza ma, personalmente, mi sono sembrate delle pratiche inutili».

Mercato in pieno boom
Inasprire adesso i dazi sul vino italiano sarebbe un danno gravissimo per i nostri esportatori, ancora inchiodati al 5% del mercato cinese contro il 50% dei francesi. Lo scorso anno le vendite in Cina sono aumentate del 9% toccando 18 milioni di ettolitri, quasi quanto i consumi in Italia. Ma soprattutto è uno dei pochi paesi con consumi in crescita. Oggi alla dogana l'Italia paga un dazio del 14,7% e nel 2012 ha versato dieci milioni. Nel complesso le società esportatrici italiane hanno pagato dazi alle frontiere di tutto il mondo per almeno 270 milioni su un export totale che ha sfiorato i 5 miliardi.

Sei società nel mirino
Sull'anti dumping Pechino procede come un panzer, mettendo nel mirino sei società vinicole europee: l'italiana Gruppo Cevico, le francesi Castel Freres, Maison Jean Loron, La Guyennoise e Les Grands Chais de France e la spagnola Cherubino Valsangiacomo. Se non faranno ricorso le aziende "sotto inchiesta" rimarranno solo queste.
A loro modo però i cinesi sono coerenti: sin dall'inizio hanno dichiarato che l'iniziativa non era una ritorsione ma la sentenza di un tribunale cinese dopo l'istanza di un'associazione di produttori nazionali. Quindi l'indagine andrà avanti. L'atteggiamento delle autorità cinesi rimane ambiguo: il massimo dell'apertura concesso è stato di subordinare ogni decisione all'esito di un tavolo aperto tra associazioni dei produttori europei e cinesi. L'esito però è rinviato all'autunno.

Commenta la notizia

Ultimi di sezione

Shopping24

Dai nostri archivi