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Questo articolo è stato pubblicato il 19 agosto 2013 alle ore 11:09.

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Export, la meccanica può correre di più

La meccanica, ossatura del nostro sistema industriale e del nostro export, ha ancora molte carte da giocare all'estero, specie nei grandi Paesi in cui, vuoi per le risorse naturali e le materie prime a disposizione, vuoi per la vivacità o le dimensioni del mercato, i margini di crescita sono considerevoli e tante le opportunità da cogliere nel breve e medio termine. Il settore è tra quelli inseriti nel progetto, ancora in fieri, «Business scouting e assistenza alle Pmi», promosso e finanziato dal ministero dello Sviluppo economico e realizzato da Simest Spa e Assocamerestero in collaborazione con le Camere di commercio di Bogotá, Istanbul, Johannesburg, Montreal, Mumbai, San Paolo e Singapore.

Componenti in India
In India, ad esempio, i macchinari italiani costituiscono il 10% di tutto l'import di macchine. Tradotto in cifre, circa 291 milioni di dollari su un totale importato di 2,987 miliardi. Una percentuale che si è mantenuta stabile negli ultimi anni. Il segmento della meccanica strumentale nel subcontinente, in particolare, è tra i più dinamici e ha registrato una crescita imponente: il mercato conta più di mille aziende produttrici di componenti, parti, accessori e sottosistemi. Gli spazi sono molti, sia per l'export che per gli investimenti, perché il settore manifatturiero a medio termine è destinato a crescere. In India infatti il contributo del comparto menifatturiero al Pil è ancora molto inferiore rispetto a quello di altre economie asiatiche (per le quali la media è del 30-35%) e potrebbe crescere considerevolmente se venissero superati tre importanti ostacoli: l'arretratezza infrastrutturale, la complessità del sistema normativo e la scarsità di manodopera specializzata. Spiega Claudio Maffioletti, che ha curato il dossier meccanica per la Camera di commercio italiana a Mumbai: «La mancanza di operai specializzati è un grosso ostacolo qui: chi ha accesso all'istruzione magari diventa ingegnere ma allora non fa più un lavoro manuale. Poi c'è la manodopera non specializzata, che abbonda. Ma trovare un operaio specializzato è difficilissimo. Questo è un problema che limità la possibilità di investimenti. Un altro "problema" è costituito dal fatto che i nostri prodotti sono sofisticati e costosi per il mercato indiano, che chiede macchine abbastanza semplici da usare e con un prezzo non troppo elevato. Anche chi vuole solo esportare, comunque, deve avere una presenza qui almeno a livello di assistenza post vendita. Un vantaggio è la facilità a reperire agenti specializzati e affidabili. Da tenere presente infine che spesso qui viene richiesta non una singola macchina ma i macchinari per l'intera filiera e dunque per le nostre Pmi si impone un discorso di rete».

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