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Questo articolo è stato pubblicato il 04 settembre 2013 alle ore 06:49.

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BARDONECCHIA (TO) - La talpa montata a Chiomonte per lo scavo del cunicolo esplorativo della linea ferroviaria Torino-Lione non è l'unica fresa impegnata, in questi mesi, in un grande cantiere in Valle di Susa. Più in sordina, fuori dalla ribalta mediatica e dalla stessa contestazione No Tav, procedono, infatti, a pochi chilometri di distanza, i lavori per il raddoppio stradale del tunnel del Frejus.

Il progetto è partito sotto l'etichetta della realizzazione di una semplice canna di sicurezza, chiusa al traffico quotidiano, a supporto della galleria che collega Italia e Francia, sull'asse stradale dell'A32 Torino-Bardonecchia. Dallo scorso anno, però, i piani sono cambiati e, con il benestare dei Governi, l'opera si è trasformata in un raddoppio. Anche se, come spiegano da più parti, non si tratterà di una duplicazione della capacità, in termini di flussi di traffico. Che, grazie anche a politiche di riequilibrio modale, saranno limitati, a favore del trasporto su ferro.

Il cantiere. L'infrastruttura si divide in due lotti. Il primo, lato Francia, fa capo alla società Sftrf, che gestisce il traffico sull'autostrada della Maurienne. Il cantiere è partito nella primavera-estate del 2009 e si è concluso lo scorso febbraio. Più lunga e annosa la questione sul nostro versante, dove la gestione è affidata alla Sitaf. Qui a rallentare l'iter è intervenuto, negli anni scorsi, un ricorso, presentato nel 2011 dalla seconda classificata (la Tecnis di Catania) contro l'affidamento della gara di appalto integrato all'Ati capeggiata dall'Itinera, impresa del gruppo Gavio, con Mattioda e la francese Razel, che ha effettuato i lavori sul lato di Modane. Concluso il contenzioso, però, il cantiere è partito: la consegna ufficiale dei lavori risale all'aprile di quest'anno. La talpa ingaggiata è la stessa che ha lavorato in Francia e lo scavo è partito dal centro, anziché dalla periferia.

Le caratteristiche dell'opera. Ad oggi, la galleria del Frejus T4 ha una carreggiata di 11,25 metri ed è percorsa a doppio senso di marcia. «La canna in costruzione – spiega Massimo Berti, direttore tecnico di Sitaf – avrà un diametro di 8 metri e sarà aperto al traffico che dall'Italia scorre verso la Francia». Il nuovo tunnel sarà lungo 12,9 chilometri e si svilupperà su un asse pressoché parallelo rispetto all'attuale galleria, distante circa 50 metri verso est. La pendenza media sarà 0.54% dalla Francia all'Italia. Lungo il tragitto saranno realizzati 34 rifugi per le persone ad un'interdistanza di circa 370 metri e 9 by-pass carrabili indipendenti. Il costo dell'opera è di 497 milioni, suddivisi a metà fra Italia e Francia, contro i 409 previsti dal primo progetto. Se lo scavo con fresa è partito, è ancora in fase di approvazione il progetto per la connessione dell'A32 con il piazzale di imbocco del tunnel. Il termine dei lavori, compresa l'attivazione impiantistica, è previsto sull'orizzonte del 2017.

Il raddoppio al traffico. Scopo del secondo tunnel anche se sarà a tutti gli effetti aperto al traffico, è garantire condizioni di sicurezza per il transito dei veicoli. Nessuna ripercussione si avrà, secondo Sitaf, sui flussi di traffico, che si attestano su una media giornaliera intorno ai 1.900 veicoli. «Il progetto predisposto, anche dopo le modifiche apportate lo scorso anno – afferma Berti – non è un raddoppio, ma una separazione dei flussi, che non porterà all'aumento dei passaggi né a una deroga rispetto alle attuali prescrizioni sull'interdistanza fra gli autoveicoli». La stessa posizione arriva dalla Provincia di Torino, azionista di Sitaf. «Realizzare la seconda canna era imprescindibile, per garantire il transito in sicurezza– spiega il presidente, Antonio Saitta -. Il nostro fermo sostegno all'opera non va, tuttavia, in contrasto con la politica d'investimento sull'alta velocità ferroviaria Torino-Lione. Toccherà al Governo mettere in campo, così come è accaduto già in altri Paesi, dalla Svizzera all'Austria, politiche di disincentivo economico del trasporto su gomma a favore di un trasferimento modale, specie delle merci, verso il ferro». Sul raddoppio del tunnel, come messo in evidenza da una polemica scoppiata in estate, si registra anche il silenzio del movimento No Tav impegnato, al contrario, in una protesta serrata contro la linea Torino-Lione. Un tono minore che, secondo alcuni, sarebbe anche giustificato da un conflitto di interesse di alcuni leader del Movimento, che hanno incarichi lavorativi all'interno della stessa Sitaf.
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