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Questo articolo è stato pubblicato il 09 settembre 2013 alle ore 11:24.

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Le aziende che oggi si occupano di mestieri e antiche tradizioni, secondo la Camera di Commercio di Milano, sono più di 8 mila. Dall'arrotino all'ombrellaio, dallo spazzacamino al mugnaio fino a Caltanissetta, la terra dei calzolai più antichi d'Italia. E' lunga la lista dei cosiddetti mestieri a rischio di estinzione e sembra uno spreco di possibilità che colpisce il mercato del lavoro e si concentra soprattutto nel comparto dell'artigianato: 4337 calzolai, 3128 corniciai e 407 arrotini, invece, meno diffusi e più offuscati dalla modernità ombrellai, canestrai, mugnai e ricamatrici.

I mestieri che si estingueranno entro 10 anni
Alcuni mestieri scompaiono in modo darwiniano altri sono a rischio di estinzione perchè non vengono più trasmessi alle nuove generazioni. Tra i mestieri che si estingueranno nel giro di un decennio secondo l'associazione artigiani di Mestre figurano:
artigiani e operai specializzati e artigiani delle lavorazioni artistiche del legno, del tessuto e del cuoio e dei materiali assimilati; conduttori di impianti per la produzione di energia termica e a vapore, per il recupero dei rifiuti e il trattamento e la distribuzione delle acque; autisti di veicoli a motore e a trazione animale; conduttori di macchinari per tipografia e stampa su carta e cartone e, infine, liutai, calzolai, sarte, frigoristi, idraulici e tappezzieri. Si tratta di una vasta gamma di professioni artigiane che alla base hanno in comune la creatività e l'innovazione del saper produrre o saper intervenire.

Ecco alcune storie di successo tra le più emblematiche dal Sud al Nord
Lo stilista catanese Marco Strano ha fatto della sua arte un mestiere con la sartoria e il fashion design ha riscontrato un grande successo nel mondo della moda. Lavora la carta trasformandola in tessuto e ricava accessori dalla plastica o dai materiali grezzi come conchiglie, juta e carta pesta che arricchisce di mosaici dorati per creare abiti da sposa che rappresentano la sua terra, ricca e povera allo stesso tempo. Nella sua bottega artigianale, lo stilista, è capace di scolpire e inventare senza partire dai bozzetti cartacei ma creando direttamente dal busto sartoriale.

Tramandata da padre in figlio la storica falegnameria di Civitavecchia che realizzava infissi di legno adesso si chiama Codice a barra. Apparteneva al nonno e, oggi, Alessio Gismondi, che sin dall'adolescenza ha lavorato con il padre nell'antica ebanisteria di famiglia, concilia la tradizione della materia con l'innovazione e la creatività attraverso una costante ricerca. La formula è coniugare la bellezza della forma con la funzionalità; tra le realizzazioni di Codice a barra, alcune passate dall'International Contemporary Forniture Fair di New York: il porta cd vestito da separè, il tavolino Guggenheim, la scrivania virgola. Il suo ultimo lavoro è un esperimento, in collaborazione con i docenti Massimo Papi e Biagio Didona dell'Istituto dermatologico italiano (Idi), si chiama con-tatto ed è la realizzazione di un prototipo di mobile duplicato in nove esemplari per ricreare e studiare le diverse patologie della pelle del legno.

Un'azienda a conduzione familiare che non si è fatta schiacciare dai tempi moderni è anche la Torneria meccanica srl di Novara guidata da Donato Telesca, presidente del Cna Piemonte. Fondata più di quarant'anni fa dai genitori, oggi, si occupa di lavorazioni meccaniche di precisione effettuando tornitura, fresatura e rettifica per conto di diversi settori come la lavorazione del marmo e del legno, lavorazione tessile fino all'elettronica. Nei primi anni l'azienda contava solo il personale di famiglia ma oggi conta nove dipendenti che prima della crisi erano tredici. Trovare personale per la torneria è sempre più difficile perchè l'apprendista fa fatica a lavorare a costi bassi e il perito vuole stare negli uffici e non in officina.

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