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Questo articolo è stato pubblicato il 09 settembre 2013 alle ore 22:36.

I rimedi passano da una capillare azione di formazione
Tra dazi, austerity e nuova pressione competitiva c'è ne è abbastanza per correre ai ripari immaginando soluzioni che possano puntellare l'export di vino italiano in un paese che resta il più promettente sbocco per il futuro. "Ma anche qui – aggiunge il produttore italiano – non bastano generici inviti a un maggior gioco di squadra sul fronte della promozione. Io dico: puntiamo sulla formazione. Su un mercato nuovo come quello cinese c'è grande curiosità nei confronti del vino italiano come i due affollati workshop appena tenuti confermano. Operatori, sommelier, ma anche i consumatori vogliono conoscere di più dei vari vini italiani. Vogliono informazioni sui vitigni e sui diversi terroir, e soprattutto conoscere in maniera approfondita gli abbinamenti e l'uso dei vini nella ristorazione. E' inutile andare in ordine sparso alle fiere, puntiamo tutto su azioni di formazione magari coordinate e centrate sul vino italiano".
E vanno proprio in questa direzione le iniziative, appena presentate, e messe in campo dalla "Vinitaly International Academy" che punta a mettere insieme produttori, top player della distribuzione ed operatori come associazioni di sommelier e wine educator in alcune città chiave della Cina.
Non mancano le note positive
L'esperienza del produttore italiano di Prosecco in Cina non è stata però contrassegnata solo dai segnali di allarme. Pur nella difficile congiuntura dalle cifre ad esempio è emerso un primo dato molto positivo. "In Cina nel primo semestre del 2013 – conclude Bisol – si è registrato un incremento dei consumi di spumante. Infatti se l'import generale di vino è stato di 64 milioni di litri, quello di spumante ha raggiunto quota 2,3 milioni con un incremento che è stato del 10,3% in generale ma di ben il 98,2% per le bollicine. Una crescita che ha favorito in particolar modo gli spumanti made in Italy che trainati da Prosecco e Asti oggi precede anche gli Champagne francesi con 1,13 milioni di litri venduti contro i 574mila dei produttori d'Oltralpe. Per una volta un sorpasso dell'Italia sulla Francia che davvero ha un peso".
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