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Questo articolo è stato pubblicato il 12 settembre 2013 alle ore 18:41.

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Così i terremoti degli ultimi 10 anni hanno cancellato le aree agricole

È il settore più fragile e anche in occasione dei recenti terremoti l'agricoltura ha mostrato le maggiori difficoltà di recupero. È successo negli ormai lontani eventi del Friuli e dell'Iripina e il copione si è ripetuto anche per l'Aquila. Un'analisi dettagliata degli ostacoli alla «ricostruzione» delle attività agricole colpite è stata fornita oggi in occasione dalla presentazione a L'Aquila, alla festa nazionale dell'agricoltura, del rapporto realizzato dal Censis per la Cia.

Un'indagine sui danni e sui tempi della ricostruzione ostacolati, secondo la denuncia della Cia, dalla burocrazia.In Abruzzo infatti (20 milioni di danni) mentre la ricostruzione dei 57 comuni è avviata e le imprese riaprono i battenti( +3% tra il 2009 e il 2012), l'agricoltura è ancora all'anno zero. Gli occupati in agricoltura sono diminuiti di quasi il 30 per cento, e particolarmente colpita è la zootecnia con una flessione del 10,7% delle imprese.

La Cia denuncia: la burocrazia blocca il recupero delle attività
La Cia sottolinea che la burocrazia non ha dato una mano al recupero. «Il principale strumento di sostegno all'agricoltura (la misura 126 del Piano di sviluppo rurale) – ha sottolineato il presidente dell'organizzazione Giuseppe Politi – che prevedeva uno stanziamento di 4,3 milioni, estremamente contenuto rispetto all'ammontare dei danni (20 milioni), è diventato operativo solo nel novembre 2010, con la pubblicazione dei primi bandi, quindi un anno e mezzo dopo l'evento sismico. Peraltro, delle 57 domande presentate dagli agricoltori dell'area, solo 16 sono state approvate e finanziate; per altre 18, pur dichiarate ammissibili, non sono stati reperiti i finanziamenti necessari, mentre 23 domande sono state dichiarate inammissibili per carenze formali». Solo a distanza di quasi tre anni dal sisma è stato aperto un nuovo bando pubblico che ha messo a disposizione per gli agricoltori e gli allevatori altri 8,6 milioni. A luglio 2013 sono state approvate le graduatorie e 51 domande sono state ammesse al finanziamento.
Il terremoto de L'Aquila e quello più recente dell'Emilia Romagna hanno penalizzato pesantemente le attività agricole. Negli ultimi trent'anni, tra il 1982 e il 2010,– rileva lo studio Censis–Cia – in Italia si è perso il 18,8% della superficie agricola.

Nelle aree colpite più accentuata la flessione delle aziende agricole
Ma nelle aree colpite da terremoti il fenomeno è stato più accentuato. Tra i comuni disastrati del Friuli (terremoto nel 1976) si è perso nello stesso periodo il 42,9% e in Irpinia (terremoto nel 1980) la superficie agricola è diminuita di un quarto (-24,9%). Le attività imprenditoriali nel settore agricolo sono diminuite del 78,8% nei comuni colpiti dal terremoto del Friuli (la riduzione a livello nazionale è stata del 48,3%) e del 45,3% in quelli irpini.
Anche nel terremoto dell'Umbria e delle Marche (1997) gli effetti nei campi sono stati pesantissimi. Tra il 2000 e il 2010 la Sau si è ridotta di un terzo, in linea con la tendenza nazionale (-32% a fronte di una riduzione media del 32,4%), ma le imprese sono diminuite nel decennio dell'8,5% nei comuni più danneggiati dal terremoto con un trend decisamente superiore alla media nazionale pari a 2,5 per cento.
Tra le cause di questo andamento la Cia indica il maggior impulso dato alla ricostruzione dall'edilizia e dal terziario che favoriscono così lo spostamento della forza lavoro dalle aziende agricole agli altri settori produttivi. Ma c'è anche l'elevato tasso di invecchiamento degli agricoltori che spinge più facilmente all'abbandono a seguito di un evento sismico.

Ripresa più difficile nelle aree dove il sistema è frammentato
A rallentare gli interventi di ripristino anche la marginalità dell'agricoltura, spesso frammentata e poco integrata. Nel terremoto dell'Aquila (2009) per esempio – afferma la Cia – il sisma ha impattato su un territorio ad agricoltura diffusa e poco strutturata: con poco più di 2mila imprese e 3.500 occupati, i danni prodotti al settore sono stati quantificati in circa 20 milioni di euro.
Una debolezza che invece non si riscontra nella Pianura padana dove agricoltura e agroalimentare sono settori di punta e dunque ben diverso è stato il post terremoto, Nell'area colpita la superficie agricola è di quasi 220mila ettari,il 72,7% di quella agricola totale, quasi 13mila imprese e 58mila occupati, per un valore aggiunto prodotto dalle province coinvolte dal sisma di 2 miliardi e 372 milioni di euro.
Il ministro dello Sviluppo economico, Flavio Zanonato, intervenuto all'incontro all'Aquila, ha assicurato che affronterà la questione con il ministro delle Politiche agricole De Girolamo «per vedere quali ulteriori iniziative siamo in grado di mettere in campo per favorire l'agricoltura»

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