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Questo articolo è stato pubblicato il 13 settembre 2013 alle ore 11:00.

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Tokyo 2020 occasione per il made in Italy

Come sarà la Tokyo olimpica del 2020, a trent'anni dallo scoppio della bolla immobiliare-borsistica che rappresentò la più grande distruzione di valore della storia segnando l'avvio del declino del Sol levante?

Più ospitale sia per i visitatori sia per le imprese straniere, rispondono in coro i report di molti analisti, secondo i quali la selezione della capitale nipponica per i Giochi rende più credibili le strategie a medio termine dell'Abenomics, che proprio tra sette anni ha fissato la scadenza di 11 obiettivi, tra cui il raddoppio degli investimenti diretti esteri e una crescita esponenziale degli arrivi turistici.
Tokyo sarà anche più vicina all'Italia: i voli dell'Alitalia arriveranno anche allo scalo di Haneda - dove diventa più probabile la costruzione di una quinta pista - a soli 13 minuti di monorotaia dal centro, contro un'ora dall'aeroporto di Narita. E forse Japan Airlines o Ana - i cui titoli sono stati tra quelli oggetto della pioggia di acquisti post-selezione olimpica, per le migliorate prospettive di business - torneranno a volare sull'Italia, portando più turisti nel nostro Paese.
L'apporto economico diretto dei Giochi è stimato in circa 30 miliardi di dollari secondo il Comitato promotore, o 40 miliardi secondo gli esperti di Société Générale. Ma il vero valore aggiunto sarà indiretto, con una spinta agli investimenti pubblici e privati e ai consumi. Poiché si tratterà di una Olimpiade "downtown" - con l'85% delle strutture entro un raggio di 8 chilometri dal villaggio olimpico - un'ondata di speculazione immobiliare pare destinata a riversarsi sulla città, in particolare nelle aree vicine alla baia: sono nell'aria nuove Roppongi Hills, il maxicomplesso immobiliare commerciale simbolo della ripresa dell'era Koizumi, che ha appena festeggiato i suoi 10 anni.

In questo quadro, si profilano maggiori opportunità anche per le imprese italiane. La direzione dell'Ice ha già incaricato l'ufficio di Tokyo di preparare una strategia di intervento: occorre muoversi subito, perché in Giappone tutto viene pianificato con largo anticipo. «Per i grandi lavori, è chiaro che i 4-5 principali general contractor giapponesi si spartiranno il nuovo mercato - osserva il direttore dell'Ice di Tokyo Aristide Martellini - Ma, per esempio, sono i grandi studi di progettazione che decidono se utilizzare o no il marmo di Carrara o le nostre ceramiche. A loro dobbiamo presentare il meglio che può offrire l'Italia: invitarli alle nostre fiere settoriali, portare qui i nostri operatori».
Una società che potrà beneficiare dell'atteso boom di grandi progetti è Permasteelisa, che è diventata "giapponese" essendo stata acquisita dal gruppo Lixil. Visto che i giapponesi seguono le tendenze, dovrebbe poi aumentare il numero dei praticanti di sport: occasione per i produttori di articoli e attrezzature sportive made in Italy, di cui, tra l'altro, per il periodo delle Olimpiadi si sta pensando di organizzare a Tokyo una apposita "vetrina". Per i nostri punti di forza della moda e del food, inoltre, gli 8,5 milioni di turisti attesi a Tokyo (per lo più asiatici) sono da sollecitare con la promozione di un approccio in Giappone alla cultura dell'abbigliamento e della cucina italiana.

Proprio oggi si apre la fiera del turismo Jata "Tabihaku", in un momento in cui il turismo giapponese verso l'Italia è tornato a crescere a doppia cifra. «Questa tendenza si è manifestata nonostante il deprezzamento dello yen, a dimostrazione che quando una economia si riprende ci sono effetti positivi anche verso l'esterno - osserva Riccardo Strano, direttore a Tokyo dell'Enit - Le Olimpiadi dovrebbero favorire la prosecuzione di un trend favorevole per la spesa dei consumatori nipponici all'estero».
«In questi mesi si è dimostrato che quando si creano aspettative positive e il denaro comincia a circolare più velocemente, il motore dell'economia torna a girare e il commercio aumenta: i volumi dell'export italiano sono cresciuti nonostante il calo dello yen e da qualche tempo anche l'export nipponico si è ripreso - afferma François Rollier, dal suo osservatorio presso una multinazionale tedesca della logistica a Tokyo - Se le Olimpiadi porteranno una sorta di nuova bolla immobiliare-commerciale e incentiveranno i consumi, si venderà più made in Italy. Con la differenza, rispetto alla precedente bolla, che questa volta molte imprese italiane hanno una presenza diretta e quindi non devono più lasciare agli importatori la maggior parte dei profitti».

Certo, alcune analisi sembrano improntate a un ottimismo esagerato, come quando Nomura si spinge a delineare le Olimpiadi come il prupulsore di un cambiamento dell'intera società giapponese verso un orizzonte più internazionale. Ad esempio, molti più giapponesi sapranno parlare in inglese, che diventerà la seconda lingua di Tokyo. Esagerazioni, ma il premier Shinzo Abe e il governatore Naoki Inose hanno già concordato di promuovere un utilizzo molto più vasto dell'inglese in ristoranti, negozi e altre strutture. Chissà, forse anche le izakaya (le trattorie tipiche) non avranno più solo i menù scritti a mano in ideogrammi che spesso sono un rebus anche per chi ha studiato il giapponese. Sì, Tokyo sarà una città più facile per gli stranieri. Individui e anche imprese, visto che entro il 2020 sarà entrato in vigore l'accordo di libero scambio tra Giappone e Unione Europea.

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