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Questo articolo è stato pubblicato il 17 settembre 2013 alle ore 20:04.

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L'Olanda compra solo 37 F-35 e mette a rischio gli investimenti italiani

Una buona notizia per Lockheed Martin ma un po' meno per l'Italia e le sue aspirazioni di rivestire un ruolo da protagonista in Europa nel programma militare più costoso (e più ricco) della storia. Dopo molte polemiche per l'incremento dei costi del cacciabombardiere di Lockheed Martin e un acceso dibattito sull'acquisizione del velivolo il governo olandese ha confermato l'acquisto degli F-35 ma in soli 37 esemplari contro gli 85 previsti.

Lo statement dell'Aja è circostanziato e precisa che la cifra messa a bilancio per rimpiazzare la settantina di vecchi cacciabombardieri F-16, 4,5 miliardi di euro, consente di acquistare «sulla base delle ultime valutazioni» solo 37 F-35 che la Reale aeronautica olandese utilizzerà nella versione convenzionale, pagandoli quindi in media oltre 121 milioni di euro ognuno.

Per il governo olandese l'F-35 «è la scelta giusta per un'aeronautica orientata al futuro e altamente tecnologica», anche se stranamente rimpiazza un aereo multiruolo come l'F-16 con un velivolo specializzato nelle sole missioni di attacco al suolo. L'Aja prevede anche di mantenere inalterata la spesa per la gestione operativa della sua flotta in 270 milioni di euro all'anno, stanziata oggi per 68 F-16 e domani per i 37 F-35. «Poiché il costo per unità e i costi operativi dell'F-35 non sono ancora del tutto definiti, è prevista una riserva contingente pari al 10 per cento per gli investimenti e i costi operativi» si legge nel documento governativo.

«La quota può essere utilizzata per far fronte a qualsiasi aumento imprevisto dei costi stimati, senza alcuna conseguenza diretta sul numero dei velivoli. La scelta di mantenere parametri finanziari stringenti segnala ancora una volta che la Difesa è determinata ad avere e a mantenere le proprie finanze in ordine». Il governo olandese però non esclude di poter acquisire più velivoli «se all'interno dei parametri finanziari stabiliti, si creerà nuova disponibilità nei prossimi anni per l'acquisto di più velivoli».

Soddisfazione per la decisione de l'Aja è stata espressa da Lockheed Martin che si è detta «onorata» dalla scelta dell'F-35 e «orgogliosa» che l'aeronautica olandese passando dall'F-16 all'F-35 continuerà a volare con velivoli Lockheed Martin.

Finora non si registrano reazioni in Italia dove il ridotto numero di velivoli acquisiti dagli olandesi rappresenta una mazzata per le aspirazioni dello stabilimento costruito a Cameri (oltre 800 milioni pagati dal contribuente italiano) per produrre ali, soprattutto per assemblare gli F-35 italiani e olandesi.

Inizialmente il carico di lavoro previsto era di 131 jet per l'Italia e 85 per l'Olanda ma i tagli apportati dai due Paesi hanno ridotto le flotte a complessivamente 127 velivoli (90 +37) e quelli da assemblare a Cameri (7 chilometri da Novara) a 125 poiché i primi due F-35 destinati alle forze aeree olandesi sono stati già realizzati da Lockheed Martin negli Stati Uniti.

Anche se Lockheed Martin ha precisato che «l'assemblaggio dei velivoli olandesi è attualmente previsto presso lo stabilimento di Cameri, così come per i velivoli italiani» è difficile quantificare i margini di redditività e i ritorni occupazionali per Alenia Aermacchi e le altre aziende italiane coinvolte nel programma F-35, tendenti decisamente al ribasso dopo che la Difesa aveva annunciato in passato la creazione di 10 mila posti di lavoro poi ridotti a una più prudente stima di 6 mila unità che molti considerano del tutto inattendibile.

Nei giorni scorsi anche la Norvegia aveva riservato una doccia fredda alle aspettative italiane di trasformare lo stabilimenti di Cameri nel centro per l'assemblaggio e la manutenzione degli F-35 europei e dei Paesi della Nato e del Mediterraneo.

Secondo quanto riportato da Defense News, i responsabili militari di Oslo si sono recati in Gran Bretagna per gettare le basi di una collaborazione per l'addestramento del personale, la manutenzione e la logistica congiunta delle due flotte di F-35. La Norvegia però aveva già discusso una simile collaborazione con l'Italia firmando nel 2007 un accordo bilaterale di collaborazione e sarebbe interessante sapere quanto fosse vincolante quell'impegno.

Senza improbabili intese con Israele e Turchia, altri acquirenti dell'F-35, Cameri rischia di diventare una cattedrale nel deserto con poco lavoro e per giunta senza utili (se non in perdita) per Alenia Aermacchi a causa dei bassi ratei produttivi.

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