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Questo articolo è stato pubblicato il 25 settembre 2013 alle ore 07:59.

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Premio Masi, il filo rosso tra cultura e vino. Vince la scrittrice iraniana Satrapi

Premio Masi più scoppiettante che mai. Il 32° Premio Masi è stato assegnato, in Valpolicella, a Marjane Satrapi, Giovanni Bonotto, Giacomo Rizzolatti, Sergio Romano e ai tre pionieri della vite protagonisti del progetto "Le vigne di Venezia", Gianluca Bisol (Venissa), Michel Thoulouze (Orto di Sant'Erasmo) e Flavio Franceschet (Laguna nel Bicchiere – Le Vigne ritrovate).
Impresa, impegno sociale, scienza, attualità e vino sono gli ambiti professionali che contraddistinguono i sette premiati del riconoscimento istituito oltre 30 anni fa dalla Fondazione Masi, per celebrare la creatività di persone e istituzioni impegnate a promuovere i valori fondanti della società e del vivere civile. «Al futuro si può guardare solo recuperando le nostre radici - ha ribadito Sandro Boscaini, vice presidente della Fondazione Masi e presidente di Masi Agricola - La mancanza di visione del domani causata dalla crisi può essere superata e sfidata solo restando ancorati alle proprie radici, ai valori del fare e del fare bene».

I premiati
Sette i premiati dell'edizione 2013 del Premio Masi e un unico pensiero comune, quello che la cultura rappresenta il vero salvacondotto per il futuro e per l'affermazione della libertà dei popoli. Un argomento, quest'ultimo, particolarmente caro a Marjane Satrapi (Premio Grosso d'Oro Veneziano), la scrittrice iraniana autrice di Persepolis, il fumetto divenuto simbolo della denuncia della repressione del regime in Iran e della condizione della donna, per la quale «solo l'istruzione e la cultura sono le chiavi per la liberazione delal donna». Poi Satrapi si è intrattenuta sul rapporto tra religione e e potere: «La religione non è un problema ma lo diventa quando si mescola con il potere. Sono atea: tutte le religioni sono misogine. Nessuno dovrebbe portare il velo: odio tutti i segni religiosi, ma se una persono lo vuole indossare che lo faccia pure».
Giovanni Bonotto (Premio Civiltà Veneta), imprenditore tessile vicentino "anomalo" con la sua fabbrica lenta: il suo stabilimento, forse unico nel mondo, è passato dalla automazione alla meccanizzazione. «Il fuoco sacro della cultura delle mani _ sostiene Bonotto - vinca sulla cultura del colletto bianco impegnato solo a controllare i processi produttivi».
Dall'impresa alla scienza con Giacomo Rizzolatti (Premio Civiltà Veneta), neuroscienziato friulano entrato nel gotha accademico per la scoperta dei neuroni a specchio che «sono alla base dell'imitazione che, a sua volta, sta alla base della cultura; perché quando si sa imitare si sa anche innovare» e che dal Premio Masi incita i «giovani a restare in Italia perché il nostro Paese detiene ancora molti centri di eccellenza».
Per Sergio Romano (Civiltà Veneta), storico, diplomatico, giornalista: "Siamo in momento in cui tutte le democrazie sono malate. Basti guardare quanto sta accadendo in Usa con lo Shutdown. Gli italiani possono riscattarsi smettendo di dare la colpa agli altri. Ma anche il Papa Francesco dovrebbe smetterla di dire "vergogna": dobbiamo vergognarci di che cosa? Il Papa ha un tipico accento sudamericano, del caudillo. Ama piacere alle masse e conquistarne direttamente il consenso».
Il 32° Premio Masi Civiltà del Vino è andato ai tre protagonisti fautori del progetto "Le vigne di Venezia" Gianluca Bisol, Michel Thoulouze e Flavio Franceschet: tre pionieri del vino accomunati dalla volontà di recuperare la Venezia nativa e la sua biodiversità. Un'iniziativa, questa, che colloca Venezia al centro del mondo del vino anche a livello internazionale.

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