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Questo articolo è stato pubblicato il 01 ottobre 2013 alle ore 11:18.

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Il Cnel: un milione di disoccupati in più tra il 2008 e il 2012

Tra il 2008 e il 2012 i disoccupati ufficiali sono aumentati di oltre un milione di unità ma «l'area della difficoltà occupazionale» registra un aumento di circa due milioni di persone. Lo si legge nel rapporto del Cnel sul mercato del lavoro. Si tratta di uno spreco di risorse ingente, oltre che di un fenomeno le cui conseguenze sociale sono allarmanti. Il fenomeno è quasi tutto concentrato nel Mezzogiorno.

Il rapporto, 2012-2013, sottolinea che questo «è certamente l'anno peggiore della storia dell'economia italiana dal secondo dopoguerra», ma quello che può «intercettare il punto di svolta del ciclo economico». «La contrazione del prodotto cumulata dall'avvio della crisi - scrive il Cnel - ha raggiunto l'8%: una caduta di tale entità non poteva non lasciare tracce profonde nel tessuto produttivo e sulle opportunità occupazionali. Negli ultimi anni abbiamo perso 750mila posti di lavoro: una caduta che avrebbe potuto essere più profonda se la produttività del lavoro non fosse rallentata, se le ore lavorate per occupato non si fossero ridotte, se il ricorso alla Cig non fosse aumentato per tutelare i redditi dei lavoratori e le potenzialità di ripartenza delle imprese». In Italia, spiega ancora il Cnel, «la caduta del Pil è stata seconda solo alla Grecia mentre la riduzione dell'occupazione è stata relativamente contenuta. Se l'occupazione fosse diminuita quanto il Pil, le perdite sarebbero oggi pari a 1.870.000 occupati».

Cresce la partecipazione degli over55
Secondo lo studio cresce la partecipazione degli over 55, soprattutto per effetto delle riforme pensionistiche, con le inevitabili ripercussioni sul turn over del circuito produttivo: quasi 277mila persone in più rispetto al 2011, dei quali la maggior parte occupati (+ 6,8% rispetto al 2011). Cresce anche il tasso di disoccupazione "matura" (dal 3.5 al 4.9%), nella quale rientrano gli "esodati".

Femminilizzazione del mercato del lavoro
L'offerta di lavoro da parte delle donne è in aumento, sia rispetto agli anni passati che nei confronti della componente maschile: le donne "attive" sono ora più del 42% delle forze lavoro (40,5% nel 2007); e soprattutto sono aumentate le "occupate": il tasso di occupazione femminile è salito al 41,6% dal 39,7% del 2007, con una crescita dell'1,2% rispetto al 2011, pari a 109mila occupate in più. Tuttavia continua a persistere il fenomeno della segmentazione di genere, che caratterizza ampiamente il nostro mercato del lavoro: le professioni in cui si concentra la presenza femminile sono poche e poco qualificate.

La questione giovanile
In aumento il tasso di attività dei giovani (15-29 anni), nonostante rappresentino meno del 7% degli attivi, laddove i "maturi" (over 55) sono ormai più del 12%. Non si arresta il fenomeno dei Neet ("not in employment, education or training"): la quota di ragazzi che non hanno un'occupazione e al tempo stesso non sono a scuola o in formazione si attesta al 23,9% della popolazione giovanile, con punte di 35% nelle regioni del Mezzogiorno. (Cl.T.)

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