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Questo articolo è stato pubblicato il 05 ottobre 2013 alle ore 12:49.

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Vino, infranto un altro tabù: tappo a vite anche per bottiglie pregiate (Corbis)Vino, infranto un altro tabù: tappo a vite anche per bottiglie pregiate (Corbis)

Il tappo «a vite» anche per le griffe del vino. Nei giorni scorsi è stato pubblicato in Gazzetta ufficiale (la n. 224 del 24 settembre 2013) il decreto 16 settembre 2013 che modifica le norme Ue in materia di etichettatura dei vini Dop e Igp (regolamenti 1234/2007 e 607/2009) cancellando la regola generale che prevedeva per i vini Docg come Brunello di Montalcino, Barolo o Amarone l'uso esclusivo del tappo di sughero. Da ora in avanti invece la regola sarà quella della "libertà di tappo", con la possibilità per i singoli consorzi di tutela di prevedere norme più restrittive (e quindi l'uso esclusivo di un particolare tipo di chiusura) attraverso una modifica del disciplinare di produzione da presentare entro sei mesi.

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Una richiesta che viene dai mercati internazionali
Con questo decreto è stata quindi accolta la richiesta avanzata da alcune Docg che hanno riscontrato una domanda in tal senso sempre più pressante da parte dei consumatori internazionali. «Sui mercati del Nord Europa, ma sempre più spesso anche in Usa e Giappone – spiega il direttore del Consorzio del Soave Docg, Aldo Lorenzoni che da anni si batte per una liberalizzazione del packaging - i consumatori richiedono che le bottiglie di vino siano chiuse con tappi a vite di nuova generazione oppure con capsule di vetro o in ceramica. E non possiamo ignorare le preferenze del mercato estero dal quale ormai viene oltre il 50% del fatturato del vino made in Italy».

I puristi storceranno il naso
Qualche purista probabilmente storcerà il naso ma di fatto, la nuova generazione di tappi a vite o anche le chiusure in ceramica o in vetro non ha nulla a che vedere con i vecchi sistemi in latta o in plastica utilizzati in passato e che erano sinonimo di vini di scarsa qualità. Prova ne è che l'idea di un tappo alternativo al sughero sta facendo breccia anche in alcune denominazioni più blasonate. «Ci siamo presi qualche mese di tempo per decidere – dice il direttore del Consorzio del Chianti classico, Giuseppe Liberatore –. Di certo i nostri segmenti top come la "Riserva" o l'etichetta "Gran selezione" appena introdotta resteranno fedeli al tappo di sughero, ma non escludiamo di accogliere l'opzione offerta dal nuovo decreto. Ormai all'estero, come negli Stati Uniti, il ricorso ai nuovi tappi a vite è sempre più diffuso anche su bottiglie da oltre 100 dollari. Anzi il consumatore internazionale, paradossalmente, proprio in presenza di un vino di fascia medio alta preferisce una chiusura alternativa al sughero, perché non vuole in alcun modo correre il rischio di aprire una bottiglia importante e poi scoprire che il vino "sa di tappo"».

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