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Questo articolo è stato pubblicato il 22 ottobre 2013 alle ore 12:28.
L'ultima modifica è del 22 ottobre 2013 alle ore 12:30.

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Dubai ospiterà l'Expo nel 2020 (Reuters)Dubai ospiterà l'Expo nel 2020 (Reuters)

«Siamo gente del deserto, siamo nati e abbiamo vissuto tra le dune, molti dei nostri genitori non sanno leggere né scrivere e ignorano l'esistenza di internet. Al mattino, se gli impegni di lavoro ce lo permettono, torniamo tra le dune ad allenare i nostri falchi. Ma abbiamo studiato all'estero, oggi siamo cittadini del mondo e vogliamo che Dubai sia la New York del futuro». È una dichiarazione di intenti, quella di Mohammed Alabbar, uno degli uomini più potenti e ricchi degli Emirati arabi uniti e presidente di Emaar Properties, un gruppo da 2,8 miliardi. Ma è anche una spiegazione della mentalità diffusa tra gli abitanti degli Emirati. Alabbar ha costruito il più grande shopping center del mondo (il Dubai Mall), l'edificio più alto del mondo (il Burj Khalifa, 828 metri che sembrano usciti da un film di fantascienza), sta progettando l'Opera House più imponente del Medio Oriente e ha appena organizzato il più importante evento di moda dell'anno nella regione (si veda Il Sole-24 Ore dell'11 ottobre).

«Negli Emirati arabi uniti la parola che tutti vogliono sentire è record. Ambiscono a essere i numeri uno, a entrare nel guinness dei primati, con tutto quello che fanno o progettano», ha spiegato ieri a Milano Adriano Martella, direttore creativo di Filmaster Events, la società italiana presente negli Emirati dal 2007 e conosciuta nel mondo per aver "firmato" alcune delle recenti inaugurazioni olimpiche. L'occasione è stata il convegno "Italia verso il Middle East", organizzato in collaborazione con Il Sole-24 Ore da Twister communications group, una delle principali società italiane del settore, che da qualche anno ha aperto una sede a Dubai, il più dinamico dei sette Emirati. «Pensiamo che sia importante per le aziende italiane, in particolare per le Pmi, comprendere fino in fondo le opportunità che offrono gli Emirati in termini di crescita del business», ha confermato Fabio Raineri, presidente di Twister.

I numeri parlano da soli: Mauro Marzocchi, segretario della Camera di commercio delle imprese italiane negli Emirati arabi uniti (una federazione composta da Abu Dhabi, Ajman, Dubai, Fujaira, Ras al-Khaima, Sharja e Umm al-Qaywayn, ndr), ha detto che «nel 2012 il Paese è stato l'ottavo mercato di sbocco delle nostre esportazioni a livello mondiale» e che «nel primo trimestre del 2013, le aziende italiane hanno incrementato il livello di esportazione del 10% rispetto al 2012. Tra i settori trainanti – ha precisato Marzocchi – ci sono l'arredamento (+48%), la cosmetica (+44%) e i prodotti di lusso (+56%). Nel 2012 l'Italia ha scavalcato il Regno Unito tra i Paesi dell'Unione europea esportatori negli Emirati e ora dà l'assalto alla Germania». L'incremento maggiore è stato però nel reparto tecnologico (computeristica ed elettronica), +144%, e nel settore dei trasporti, +243%, come è giusto aspettarsi visto l'enorme numero di progetti immobiliari e di infrastrutture che, dopo la bolla immobiliare del 2009-2010, hanno ricominciato a crescere sia ad Abu Dhabi, dove ha sede la capitale politica, sia a Dubai. Significativa la testimonianza di Riccardo Samiolo, special project director di Came, azienda piemontese specializzata in cancelli automatizzati, nel Paese dal 2005: «Negli Emirati non c'è solo richiesta di prodotti di lusso per complessi residenziali principeschi. C'è domanda di sicurezza e della tecnologia per ottenerla».

Accanto alle aziende di meccanica, eccellenza italiana riconosciuta nel mondo, c'è molto spazio per chiunque rappresenti, a vario titolo, il nostro stile di vita. «Guzzini è nel team di progettazione dei quattro super-musei cloni di quelli occidentali in fase di creazione negli Emirati – ha sottolineato Paolo Guzzini, vicepresidente dell'omonimo gruppo di illuminazione di design –. La nuova tecnologia Led ha suscitato enorme interesse e apre scenari di grande sviluppo per tutte le aziende italiane del settore».

Opportunità che si possono cogliere a patto di «conoscere tutti gli aspetti normativi, amministrativi e fiscali degli Emirati», ha precisato Roberto Granello della società di consulenza Kelmer Middle East. Un potenziale confermato dall'impegno di Sace, come ricordato dal presidente Giovanni Castellaneta: «Nell'area sono allo studio 2 miliardi di euro di nuovi progetti, prevalentemente nei settori dell'acciaio, dell'impiantistica e delle costruzioni e prevediamo che nel periodo 2014-2017 l'export italiano salga di un altro 9%». Gli appuntamenti più vicini riguardano però il cibo: il 29 ottobre Eataly aprirà a Dubai, mentre dal 6 al 10 novembre si svolgerà l'Italian cuisine world summit, che porterà 25 chef italiani a Dubai, da Sadler ad Alaimo. Se gli emiratini vogliono sempre il meglio, con la cultura del cibo italiano vanno sul sicuro.

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