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Questo articolo è stato pubblicato il 25 ottobre 2013 alle ore 12:14.

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Il terminal container di Mariel, la prima zona duty free a CubaIl terminal container di Mariel, la prima zona duty free a Cuba

Un luogo, un destino. Il porto di Mariel segna due eventi importanti nella storia di Cuba: nel 1980 si imbarcarono 125mila cubani alla volta di Miami. Una fuga autorizzata da Fidel Castro, verso gli Stati Uniti, che alimentò la tensione tra i due Paesi. Buona parte dei cubani imbarcati era stata reclutata da prigioni e manicomi. Tra pochi giorni, quello stesso porto diverrà un avamposto capitalista. Dal primo novembre l'isola caraibica ospiterà un'area di libero scambio, portuale appunto. Più di 465 chilometri quadrati per una Ftz (free trade zone)che costerà 900milioni di dollari, finanziati dal Brasile. L'idea è quella di attrarre investimenti dall'estero e soprattutto fluidificare i commerci marittimi con il Messico, il Brasile e la Cina, partner che consentirebbero a Raul Castro di aggirare le regole capestro che ne ostacolano la crescita. L'embargo, che tutti considerano anacronistico e pernicioso, sia Obama sia la nomenklatura cubana, potrebbe essere aggirato dalla Free trade zone.

La legge Helms-Burton non consente alla navi internazionali di attraccare nei porti americani se negli ultimi sei mesi hanno prima sostato in un porto cubano. Un cappio al collo all'economia cubana che, da quando sono stati sospesi gli aiuti dell'ex Unione sovietica, è entrata nel periodo especial, una recessione di particolare durezza stemperata solo dagli aiuti petroliferi del Venezuela di Hugo Chavez.
Se il progetto sarà portato a termine il Porto di Mariel si rivelerà l'escamotage commerciale capace di imprimere una svolta importante all'economia. La capacità di smistamento di container è tre volte superiore a quella de L'Avana.
Certo, resterà l'ostruzionismo dei falchi di alcune lobbies economiche americane che, 54 anni dopo l'inizio della Revolucion di Fidel, persistono in una strategia ottusa, quella dell'isolamento commerciale, che finora non ha prodotto nessun cambio nell'isola caraibica. Anzi, ne ha rafforzato lo spirito "vittimistico", ben utilizzato dai fratelli Castro nella propaganda antiamericana.

Il progetto della Free trade zone è stato presentato a L'Avana dal ministro del Commercio cubano, Rodrigo Malmierca, che ha prefigurato un'ulteriore espansione del progetto. Centinaia di imprenditori latinoamericani hanno ascoltato i dettagli del progetto: quelli più rilevanti riguardano la replicabilità dell'idea. In altre parole il porto di Mariel sarebbe solo la prima area extradoganale, seguita da altre due.
I progetti sono stati giudicati con interesse anche dalla Farnesina. Il sottosegretario agli Esteri, Mario Giro, al termine di una visita ufficiale a Cuba, ha dichiarato che si tratta di «una buona opportunità per rilanciare gli scambi commerciali tra Italia e Cuba. I timori non sono comunque del tutto fugati: la storia recente degli imprenditori europei sbarcati a L'Avana riporta esperienze tortuose, regole poco chiare e interminabili negoziazioni su ogni segmento della transazione commerciale.

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