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Questo articolo è stato pubblicato il 30 ottobre 2013 alle ore 07:57.
L'ultima modifica è del 30 ottobre 2013 alle ore 09:18.

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Qualche aiuto alla diffusione delle automobili elettriche, almeno nelle città. E intanto un rilancio degli incentivi per svecchiare le attrezzature energetiche delle nostre abitazioni insieme a un sistema di aiuti e di obblighi per usare meglio l'energia nei processi industriali. Vale la pena, ci conferma l'Enel nel suo ultimo aggiornamento del rapporto sullo "Stato e le prospettive dell'efficienza energetica in Italia". Perché ricorrendo semplicemente a qualche ritocco sul fronte normativo, senza bisogno di spremere ulteriori denari dalle dissestate finanze pubbliche, l'Italia - incalza l'Enel nel rapporto realizzato in collaborazione con il politecnico di Milano che sarà presentato oggi in un convegno - potrebbe incrementare la sua efficienza energetica di quasi il 20%, garantendosi oltretutto gli obiettivi di riduzione delle emissioni inquinanti.

La principale carta da giocare? L'uso sempre più intensivo del vettore elettrico. Nei riscaldamenti, con le pompe di calore al posto delle caldaie gas. Nella mobilità. E, appunto, nei processi industriali. Con vantaggi per tutti. Per i singoli cittadini, per la produttività della nostra industria, per l'intero paese, visto che la corsa all'efficienza energetica potrebbe generare una vera filiera industriale capace di creare almeno il 2% di occupati in più. Riportandoci oltretutto in linea con non i claudicanti obiettivi energetico-ambientali del protocollo europeo 20 20 20 (la percentuale obbligata di riduzione entro il decennio delle emissioni e di incremento dell'efficienza con un ricorso per pari quota alle energie rinnovabili).

Cominciare dagli immobili
Elettricità perno di tutto? La diagnosi sembra di parte, visto che l'ex monopolista elettrico ha tutto l'interesse nel rilanciare il primato del suo core business. Ma la terapia si fonda su una buona analisi scientifica. Che non ignora l'insieme di azioni complementari al rilancio del vettore elettrico. È il caso ad esempio delle caldaie a condensazione per il riscaldamento, laddove non sia complessivamente conveniente il passaggio le pompe di calore elettriche.
Ecco allora che al 2020 potremo ottenere - si legge nello studio - "risparmi annui a regime sui consumi finali per 288 terawattora in uno scenario di sviluppo ottimo", corrispondente ad un taglio del 18% a parità di resa energetica complessiva, e "di 195 Twh in uno scenario di sviluppo moderato", per un taglio del 12%. Con la parte preponderante del risultato, il 95%, grazie ai interventi che hanno a che fare con il patrimonio edilizio: residenziale, terziario e industriale.
I richiami e i consigli sono confezionati su due versanti. Quello della tecnologia e quello delle normative legate soprattutto alle politiche incentivanti.

Le caldaie nel mirino
Nelle tecnologie il mondo cambia rapidamente, muta gli equilibri di convenienza, apre nuove prospettive. Così per le pompe di calore, oggi presenti in appena il 2% delle installazioni residenziali. A brevissimo termine "potrebbero garantire a regime un risparmio annuo pari al 53,5 terawattora, ovvero il 15% dei consumi termici complessivi del comparto edilizio", con applicazioni che potrebbero riguardare con gran rapidità il 70% del residenziale e circa il 19% delle strutture industriali.
A smentire il gioco lobbistico a favore dell'elettricità c'è richiamo dell'Enel per accompagnare la valorizzazione dell'elettrone con una sostituzione delle caldaie a gas tradizionali con quelle sempre a metano ma a condensazione, che a fronte di un aggravio di costi di installazione di circa un terzo garantiscono "risparmi medi dell'ordine del 20%" e oltre. Globalmente, sostengono i ricercatori dell'Enel, si potrebbero ottenere solo su questo versante risparmi del 10% nei consumi termici complessivi nell'edilizia.
La buona sinergia tra elettricità e gas trova conferma anche nell'appello per l'incremento della cogenerazione e trigenerazione, ovvero nel recupero del calore ceduto dai gas nei processi che ne fanno uso. In questo modo si potrebbe quasi raddoppiare l'efficienza complessiva riducendo fino al 30% il consumo di combustibile. Il tutto con un risparmio teorico annuo di almeno il 5% del fabbisogno elettrico totale nel settore industriale.

Tariffe da riformare
E perché non fare un salto nel futuro anche negli strumenti a più diretto contatto delle famiglie? E' il caso delle cucine ad induzione, quelle piastre a bobina che usano nei campi elettromagnetici per scaldare e cuocere. Si tratta di apparecchi che costano di più dei fornelli tradizionali, e assorbono picchi di corrente con il rischio di mandare momentaneamente in crisi i contatori limitati alla potenza di 3 kW largamente diffusi nelle famiglie italiane.

Ed ecco, proprio su questo versante, il richiamo dell'Enel a risolvere gli innumerevoli problemi normativi che riguardano la nostra regolamentazione tariffaria per l'elettricità, ora caratterizzata da penalizzazioni di prezzo per le potenze superiori ad una certa soglia e una forte progressività della tariffa. Caratteristiche oggi incompatibili con l'evoluzione tecnologica e con le stesse opportunità di risparmio energetico. Che vanno rapidamente riviste, chiede gran voce l'Enel all'Autorità per l'energia e alle altre istituzioni.

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