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Questo articolo è stato pubblicato il 31 ottobre 2013 alle ore 15:23.
L'ultima modifica è del 31 ottobre 2013 alle ore 19:06.
TARANTO - Nichi Vendola, presidente della Regione Puglia, è indagato dalla Procura di Taranto nell'inchiesta sul disastro ambientale dell'Ilva. L'accusa al governatore è di concussione aggravata in concorso.
Per i pm ha fatto pressioni sui vertici dell'Arpa, l'Agenzia regionale per la protezione ambientale, affinché «ammorbidisse» la propria posizione sulle emissioni inquinanti del siderurgico. Vendola, che è anche leader di Sel, ha ricevuto l'avviso di conclusione delle indagini ieri mattina insieme agli altri indagati: 49 persone fisiche e 3 giuridiche. La replica di Vendola: «Non c'è nessun ombra sull'amministrazione della Regione Puglia».
Indagati anche il sindaco di Taranto, Ezio Stefàno, per omissione di atti d'ufficio in quanto non ha dato seguito a una denuncia fatta alla Procura, e i Riva (Emilio, Nicola e Fabio) per associazione a delinquere finalizzata «a commettere più delitti contro la pubblica incolumità». In particolare i Riva, in concorso con altri, «operavano e non impedivano con continuità e piena consapevolezza una massiva attività di sversamento nell'aria-ambiente di sostanze nocive per la salute umana, animale e vegetale». Stessa contestazione con l'associazione a delinquere anche ai «fiduciari» dei Riva, ovvero la struttura parallela con cui la famiglia controllava l'andamento della fabbrica a Taranto (cinque di loro arrestati a settembre). Coinvolti inoltre gli ex direttori dello stabilimento, Luigi Capogrosso e Adolfo Buffo: quest'ultimo risponde anche della violazione delle norme di sicurezza alla base degli incidenti in cui sono morti gli operai Claudio Marsella al Movimento ferroviario e Francesco Zaccaria agli impianti marittimi.
Indagati anche l'ex presidente dell'Ilva, Bruno Ferrante, una serie di dirigenti di aree produttive, l'ex consulente Girolamo Archinà, l'uomo che i Riva utilizzavano per tessere tra politica ed enti locali la rete dei rapporti favorevoli all'azienda. Nell'elenco degli indagati ci sono poi l'ex presidente della Provincia di Taranto, Gianni Florido, arrestato per una vicenda di concussione relativa alle discariche del siderurgico e tutt'ora ai domiciliari, l'ex assessore provinciale all'Ambiente, Michele Conserva, mentre di favoreggiamento verso Vendola rispondono l'assessore regionale all'Ambiente, Lorenzo Nicastro (Idv), l'ex assessore regionale e oggi deputato di Sel, Nicola Fratoianni, il direttore generale e quello scientifico dell'Arpa Puglia, rispettivamente Giorgio Assennato e Massimo Blonda, i dirigenti regionali Davide Pellegrino e Antonello Antonicelli, rispettivamente capo di gabinetto del governatore e responsabile dell'Ambiente, e Francesco Manna, ex capo di gabinetto di Vendola. Risponde invece di favoreggiamento verso Archinà il consigliere regionale Donato Pentassuglia (Pd), presidente della commissione Ambiente.
Indagati anche Dario Ticali e Luigi Pelaggi, rispettivamente responsabile e segretario della commissione tecnica che nell'agosto 2011 rilasciò all'Ilva l'Autorizzazione integrata ambientale. I due, in concorso con altri (Fabio Riva, Capogrosso, il funzionario regionale Pierfrancesco Palmisano e il legale dell'azienda Francesco Perli), facevano conoscere all'Ilva l'esito dei lavori della commissione benché segreti, «procedendo persino a consegnare a Luigi Capogrosso una bozza del provvedimento per consentire al gruppo Riva di interloquire e ottenere l'eliminazione di prescrizioni "non gradite"». Infine, sono indagate le società Riva Fire (capogruppo), Riva Forni Elettrici e Ilva per la responsabilità giuridica delle imprese (legge 231 del 2001). Per l'Ilva l'atto è stato notificato al commissario Enrico Bondi come rappresentante della società. Bondi non è indagato.
Vendola manifesta «grande turbamento», ma giudica di «straordinaria importanza» l'inchiesta sull'Ilva e replica: «Non sono stato e mai sarò a busta paga di Emilio Riva. In solitudine abbiamo tenuto la schiena dritta davanti a un duro protagonista di un certo capitalismo». In quanto all'Arpa e al lavoro di Assennato, «ho scelto come direttore – afferma Vendola – uno scienziato famoso per la sua intransigenza e il calibro morale della sua storia».
«Ho agito correttamente – afferma il sindaco di Taranto, Stefàno –. Nel maggio 2010 non c'erano le evidenze scientifiche tra inquinamento, malattie e decessi poi emersi con le perizie consegnate al gip nella primavera 2012».
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