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Questo articolo è stato pubblicato il 06 novembre 2013 alle ore 20:18.

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Secondo il Corpo forestale dello Stato i terreni coltivati in Friuli con mais Ogm «avrebbero contaminato i campi limitrofi fino al 10%». Lo ha detto Cesare Patrone, capo del Corpo forestale, nel corso di un'audizione alla commissione Agricoltura della Camera, illustrando i dati delle rilevazioni in campo decise all'indomani dell'annuncio di un imprenditore agricolo, Giorgio Fidenato, di coltivare mais ogm in due appezzamenti localizzati nella regione Friuli Venezia Giulia, rispettivamente nel comune di Mereto di Tomba (Udine) e di Vivaro (Pordenone).

Le ispezioni
L'attività di campionamento, secondo Patrone, «ha riguardato anche i terreni limitrofi ai campi seminati con mais mon810, allo scopo di verificare eventuali contaminazioni ambientali a carico dei terreni coltivati con mais tradizionale». E i risultati analitici «dimostrano, in effetti, un inquinamento genetico del mais transgenico che arriva anche fino al 10%».

Disastro ambientale
Molto critica la Coldiretti, capofila delle associazioni contrarie alle biotecnologie. «Stiamo andando incontro ad un vero disastro ambientale – sostiene – per la mancata assunzione di responsabilità nei confronti di una provocazione. La situazione è gravissima con reale pregiudizio del valore e dell'identità del patrimonio agroalimentare non solo regionale».
Per la Coldiretti, alla luce dei risultati diffusi nel corso dell'audizione, «è necessario che l'amministrazione regionale del Friuli condivida al più presto un percorso comune e coordinato con i ministeri della Salute, dell'Ambiente e dell'Agricoltura che hanno adottato il decreto anti contaminazione da Ogm, con gli enti di ricerca che ne hanno motivato la valutazione di rischio e con il Corpo forestale dello Stato che ha accertato l'avvenuta contaminazione in campo».

La prevenzione
Anche per Susanna Cenni (Pd) «quanto accaduto è gravissimo e dimostra quanto fosse indispensabile intervenire prima della fioritura e della raccolta rispettando il decreto ministeriale». Per Monica Faenzi capogruppo Pdl in commissione Agricoltura della Camera e Sandra Savino (Pdl) «anziché puntare il dito contro il ministro De Girolamo, la quale altro non ha fatto se non introdurre correttamente il decreto interministeriale dello scorso luglio in cui si sancisce il divieto di coltivazione di mais Mon810 sul territorio italiano per un periodo di 18 mesi, sarebbe stato più opportuno che il presidente della regione Serracchiani ed i rispettivi sindaci Pedrotti e Honsell, decisamente silenti sull'accaduto, avessero provveduto in maniera preventiva ed in modo più incisivo nei controlli per le aree agricole contaminate».

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