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Questo articolo è stato pubblicato il 25 novembre 2013 alle ore 11:31.
L'ultima modifica è del 25 novembre 2013 alle ore 11:41.

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Le sconfitte subite in casa fanno più male. Ecco perché lascia l'amaro in bocca scoprire che, secondo l'ultima relazione annuale dell'istituto Studi e ricerche per il Mezzogiorno, nel 2013 la Germania supererà l'Italia anche negli scambi commerciali con i paesi del Mediterraneo. Un distacco di quasi 3 miliardi di euro: 61,2 miliardi contro 58,3. Il vantaggio geografico di quasi 7.500 kilometri di coste non è insomma bastato a farci conservare la prima posizione tra i paesi europei in quello che gli antichi romani definivano 'mare nostrum'. Il sorpasso avviene per di più proprio mentre Berlino è messa sotto accusa per l'eccessivo surplus della sua bilancia commerciale (oltre 20 miliardi di euro solo lo scorso settembre).

L'avanzo ‘monstre' tedesco è il frutto di un export in piena salute ma anche, e su questo si concentrano le critiche, di importazioni fiacche a causa della debole domanda interna che il Governo fa poco o nulla per stimolare. Limitandosi agli scambi che avvengono nel Mediterraneo davanti a tutti rimangono comunque gli Stati Uniti con un valore cumulato di export ed import che sfiora i 69 miliardi. Dalla relazione dell'istituto Srm si evince anche come la situazione sia destinata a peggiorare nei prossimi anni. Le proiezioni da qui al 2015 vedono infatti l'Italia scivolare in quarta posizione preceduta anche dalla Cina che dovrebbe portare il suo interscambio a 71 miliardi dagli attuali 56 mentre (erano appena 5 mld nel 2001) mentre il nostro paese dovrebbe fermarsi a 62,7 mld. La leadership rimarrà a stelle e strisce (77 miliardi) con la Germania che consoliderà invece la seconda posizione (71,4 mld).

I dati del 2013 meritano però alcune precisazioni. Il valore complessivo dell'interscambio è sceso del 4,3% rispetto al 2012 (a fronte del + 7,4% tedesco) a causa del forte calo delle nostre importazioni (- 10,8%). Ha invece continuato a crescere l'export con un progresso che sfiora il 4%. Sul dato italiano incide poi, più che per gli altri paesi, il capitolo energia che vale circa 26 miliardi, sia per le grandi quantità di gas e petrolio che importiamo dal nord Africa, sia per le significative quantità di prodotti raffinati che rivendiamo ai paesi Mediterranei. Se si considerano esclusivamente i prodotti del manifatturiero l'Italia mostra un gap di circa 20 mld nei confronti della Germania e viene sopravanzata anche dalla Francia.

Nonostante la battuta d'arresto il peso dell'area del Mediterraneo sul totale dei nostri scambi commerciali è in crescita e pari al 7,7% (era il 6,2% nel 2001) e se si considerano le sole regioni del Mezzogiorno il rapporto sale al 15,5%. Tuttavia l'Italia sembra non essere capace di approfittare appieno della crescita dell'area che nonostante le recenti tensioni socio-politiche rimane in media vicina al 3% annuo. Tra le cause evidenziate nel rapporto ci sono gli insufficienti investimenti in infrastrutture con un progressivo arretramento dei porti del Sud Italia. Nel Mediterraneo transita il 19% del traffico marittimo mondiale e il 76% dei nostri scambi con i paesi dell'area avviene via mare. Eppure porti come Gioia Tauro o Cagliari stanno perdendo terreno nei confronti di nuovi 'hub marittimi' come Port Said in Egitto o Tanger Med in Marocco. Gioia Tauro che nel 2005 movimentava il 20% delle merci in transito nel Mediterraneo si ferma ad esempio oggi all'11%. Per contro altri scali storici come Valencia in Spagna o il Pireo in Grecia hanno visto la loro ‘fetta' di mercato salire rispettivamente dal 16 al 19% e dal 9 al 12%.

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