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Questo articolo è stato pubblicato il 24 gennaio 2014 alle ore 18:52.
L'ultima modifica è del 24 gennaio 2014 alle ore 18:53.

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«L'inversione di tendenza è in atto e il merito è delle imprese che hanno ancora il coraggio di produrre, investire e crescere, nonostante tutto. Ma riassorbire i danni di questa crisi non sarà una passeggiata e non sarà per tutti. Urgono misure inedite e straordinarie perché gli spiragli di opportunità che si aprono, specie dall'estero, possano spalancarsi, rianimare anche la domanda interna e dare impulso al lavoro oggi al palo». Così il presidente di Confindustria Padova, Massimo Pavin, ha commentato i dati sull'economia padovana e veneta nel 2013 e sulle traiettorie nel 2014, diffusa oggi dall'associazione.

Il Veneto si colloca nel gruppo di regioni che nel 2014 registreranno un aumento del Pil superiore alla media nazionale (+0,7%). La regione, dopo avere chiuso il 2013 con un -1,6% crescerà nel 2014 del +0,8% e beneficierà della ripresa delle esportazioni (+4,1% contro il +3,7% Italia) e degli investimenti (+2,6% contro il +2,5%). Ma la risalita nel 2014 sarà lenta, difficile e selettiva. Spinta dalla ripresa delle esportazioni, ma frenata dal credit crunch.

Per ciò che riguarda l'economia padovana, secondo l'indagine Unioncamere (Veneto Congiuntura), la produzione industriale, caduta nel 2012 del 5,3%, ha registrato una flessione del 2,9% nei primi nove mesi del 2013, per effetto del -5% nel primo trimestre, -3,4% nel secondo e -0,2% nel terzo trimestre. Un risultato peggiore della media regionale (-1,5% primi nove mesi). Rispetto al picco pre-crisi (aprile 2008) il livello di attività rimane inferiore del 24%. La contrazione ha riguardato anche gli ordini diminuiti fra gennaio e settembre del 1,2% (-4,9% nel 2012), riducendo gli spazi per un solido rilancio a breve termine. La caduta della domanda interna è stata in media del 3,1%, ma rallenta in corso d'anno, segnando un -0,8% nel terzo trimestre dopo due trimestri consecutivi sopra il -4%. La spinta delle vendite all'estero, dopo un rallentamento nei primi mesi, riprende vigore nel secondo (+2,9%) e nel terzo trimestre (+2,5%) Nei primi nove mesi le vendite di beni verso l'estero segnano un +1,8%, in accelerazione a fine anno nelle attese degli imprenditori.

Pur presentando ancora saldi negativi (eccetto l'export), migliora il clima di fiducia delle imprese per l'ultima parte dell'anno. L'emergere di alcuni segnali qualitativi positivi stabilizza l'occupazione e le intenzioni di investimento. È un recupero fragile e pieno di insidie, tuttavia si delineano miglioramenti progressivi e l'uscita dalla fase recessiva. La produzione in ottobre-dicembre sarebbe in crescita per il 23,8% delle aziende (18,9% nel trimestre precedente), in calo per il 30,5%. Migliorano, ma restano decisamente negative, le attese sugli ordini interni, in aumento per il 18,3%, in calo per il 32,6%. Buon recupero di fiducia sulla domanda estera, in aumento per il 32,4%, in diminuzione per il 13,3% (stabile per il 54,3%). I primi segnali di (lento) recupero, favoriti dalla dinamica globale e dall'export, ma ostacolati dal credit crunch, stabilizzano le intenzioni di investimento nei prossimi dodici mesi previsti dal 58,8% delle aziende.

L'incertezza sulle traiettorie dell'economia resta comunque alta nelle previsioni degli imprenditori. Tanto che alla domanda «quando l'Italia aggancerà una ripresa consistente e solida», due terzi rispondono dopo il 2014 o di temere colpi di coda della recessione. Più positivo il giudizio sulla propria azienda: la larga maggioranza ritiene di stare performando in linea (60,6%) o meglio (30,5) dei propri concorrenti.
Il recupero dei livelli produttivi è sostenuto soprattutto dalla domanda estera. La crescita dell'export provinciale è pari all'1,8% nei primi nove mesi del 2013 (Istat), in linea con il dato regionale (+2%) e in controtendenza rispetto all'Italia (-0,3%). La performance moderatamente vivace è il risultato del rallentamento nel primo trimestre (+0,1%) seguito da un consistente aumento nel secondo (+2,9%) e nel terzo (+2,5%). Il Veneto dovrebbe chiudere il 2013 con un aumento delle esportazioni del +2,3%, più sostenuto nel 2014 (+4,1%). Si collocherà al secondo posto, dopo Lombardia (+4,4%) e insieme a Emilia Romagna, per variazione positiva dell'export.

Restano invece difficili le condizioni del mercato del lavoro, con un tasso di disoccupazione tendenziale in Veneto ancora leggermente cresciuto (6,5% nel terzo trimestre 2013 contro 6,2% nel terzo trimestre 2012) cosicchè il suo valore su base annuale si conferma al di sopra del 7%. Le imprese sono molto caute sull'occupazione, concentrate in primo luogo a riassorbire i lavoratori posti in CIG.
Nel corso degli ultimi dodici mesi (ottobre 2012-settembre 2013) i posti di lavoro dipendente in provincia di Padova sono diminuiti di circa 4.200 unità, proseguendo la tendenza negativa accentuatasi dall'estate del 2011.
Il numero di imprese che fra gennaio e novembre 2013 hanno avviato le procedure di crisi risulta in aumento rispetto allo stesso periodo del 2012: 367 contro 299 (+22,7%). Nella stessa misura è cresciuto anche il numero di lavoratori coinvolti: 7.774 contro 6370 (+22,0%). Nello stesso periodo risulta pesantemente superiore rispetto all'anno precedente il numero complessivo dei licenziamenti collettivi: 2.249 contro 1.267, pari al +77,5%. Il numero complessivo di ore di CIG autorizzate nel corso del 2013 (ordinaria, straordinaria, in deroga) accusa un aumento rispetto al 2012: 20,8 milioni di ore contro 19,3 milioni (+7,7%). Questo avviene nonostante molte aziende abbiano ormai esaurito la disponibilità di CIG.

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