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Questo articolo è stato pubblicato il 04 febbraio 2014 alle ore 18:02.
L'ultima modifica è del 05 febbraio 2014 alle ore 21:58.

In un mondo in cui tutto va sempre più veloce, questa volta a vincere è la lentezza. Anche in economia. L'allevamento di lumache pare non conosca crisi, in barba alla peggiore congiuntura degli ultimi ottanta anni.
L'elicicoltura, allevamento di lumache da terra, è in continua espansione a sentire Giovanni Avagnina, presidente dell'Associazione nazionale Elicicoltori e direttore dell'Istituto internazionale di elicicoltura, e offre opportunità di investimenti redditizi.
«Allevare questi molluschi rende - dichiara a Labitalia Avagnina - godono, infatti, di ottima salute le 12mila aziende dedite all'allevamento, con 120 milioni di fatturato, 396mila quintali di prodotti e 8mila ettari coltivati».
Le lumache non vengono allevate solo per il settore gastronomico. Il comparto, che in Italia vanta ormai una storia di almeno 35 anni, deve la sua tendenza positiva anche alle creme antirughe a base di bava di lumaca. «Negli ultimi 3-4 anni - ricorda il presidente Giovanni Avagnina - è cresciuto lo studio delle lumache per l'utilizzo della bava nel campo bio-medico e farmacologico come ottimo antirughe. Molti allevatori distillano quindi la bava per poi rivenderla alle case farmaceutiche. La filosofia dell'allevamento delle lumache poi – continua – sono la lentezza e la biologia pura. Negli allevamenti, infatti, non si usano alimenti chimici ma solo le deiezioni degli animali stessi che contribuiscono a rendere il prodotto puro e sano e, quindi, preferibile ad altri».
Secondo il presidente dell'Associazione nazionale elicicoltori, «il mercato potrebbe crescere ancora perché nel nostro Paese ci sono gli spazi necessari e anche il mercato, visto che per soddisfare le richieste importiamo una grande quantità di lumache da altri Paesi».
Prima le chiocciole si raccoglievano nei campi, poi sono arrivate le norme comunitarie che hanno vietato la raccolta libera e quindi le prime aziende. Una svolta che, spiega Avagnina, ha portato anche una garanzia di qualità del prodotto. «Oggi le lumache che vengono immesse sul mercato – sottolinea Giovanni Avagnina - hanno una etichettatura come le vongole e come gli altri molluschi. Così si dà un'indicazione ai consumatori del luogo in cui viene prodota la lumaca e si dà la certezza che non provenga da Paesi extra Ue dove non esistono controlli».
La regione che ha più allevamenti sul suo territorio è la Sicilia seguita dalla Toscana e dal Piemonte. Le imprese non necessitano di un costo elevato per essere avviate. «Per aprire un allevamento di una dimensione di un ettaro –spiega Avagnina- che può portare a una produzione annua con un fatturato di 55mila euro, serve un investimento iniziale di 20-22mila euro».
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