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Questo articolo è stato pubblicato il 19 febbraio 2014 alle ore 16:27.
L'ultima modifica è del 19 febbraio 2014 alle ore 18:04.

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Non c'è solo la crisi economica a dover preoccupare le aziende. O meglio, in tempi di recessione la congiuntura in rosso può spingere in alto un fenomeno che già di per sé sta crescendo. Un numero su tutti: fra 2011 e 2013 l'aumento delle aziende italiane vittime di crimini economici negli ultimi due anni è salito di sei punti percentuali: erano il 17% nel 2011; sono praticamente un'azienda su quattro (23%) oggi.

A dirlo è Pwc nella Global Crime Survey 2014: un'indagine condotta sul fenomeno delle frodi economico-finanziarie attraverso oltre 5mila interviste in 95 Paesi che hanno coinvolto anche 101 aziende italiane. Certo, il fenomeno frodi è più alto altrove: sia in Europa occidentale (35% nel 2014 contro il 30% del 2011) sia a livello mondiale (37% contro 34%). La crescita di sei punti percentuali dell'Italia è però superiore alla media. E quindi occorre prestare attenzione a un fenomeno sul quale, a ogni modo, comincia ad aumentare la consapevolezza anche fra le stesse aziende. Tant'è che il numero di imprese che ha dichiarato di non aver mai svolto attività di «fraud risk assessment» è sceso al 25% contro il 37% del 2011. Tra l'altro, nell'ambito del 23% di aziende che hanno dichiarato di aver subito frodi, 7 su 10 hanno condotto attività di fraud risk assessment nel periodo di osservazione della survey.

Dati quindi che indicano una sempre crescente sensibilità delle aziende sui rischi di frode e sulla necessità di effettuare un monitoraggio sistematico e di aumentare l'efficacia dei controlli e le probabilità di intercettare i casi di frode. «Negli ultimi 24 mesi - spiega Alberto Beretta, partner forensic services di Pwc - il numero delle organizzazioni che nanno effettuato un fraud risk assesment sono cresciute dal 54 al 70 per cento».

In base a quanto rilevato dall'indagine Pwc le frodi fiscali in Italia spesso vengono realizzate da componenti del personale (61%) e, nel 72% dei casi, da appartenenti al management aziendale. Il fraudster interno all'azienda è in genere appartenente al senior management, fra i 41 e 50 anni. Il motivo principale, nel 72% dei casi, che spinge a perpetrare un crimine economico è riconducibile alla possibilità di non essere scoperti grazie alle competenze tecniche e all'opportunità di bypassare le misure di controllo interno. Per quanto riguarda, invece, l'identikit del frodatore nel 67% dei casi si tratta di un cliente. Seguono ex dipendenti, concorrenti e organizzazioni criminali come hacker.

Per quanto riguarda la tipologia di aziende colpite, nel 67% dei casi appartengono al manifatturiero. In Italia, la categoria di frode più diffusa è l'appropriazione indebita, che rappresenta il 65% circa delle frodi dichiarate. Seguono le frodi informatiche ("cybercrime") segnalate nel 22% dei casi e le frodi contabili (segnalate anch'esse nel 22% dei casi) . Con percentuale del 13% seguono: la corruzione, le violazioni della proprietà intellettuale, le frodi nell'area degli approvvigionamenti e le frodi fiscali (queste ultime nel 2011 non erano state segnalate dagli intervistati).

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