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Questo articolo è stato pubblicato il 20 febbraio 2014 alle ore 18:11.

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La presentazione dell'emendamento di Francesa Puglisi (Pd) per prorogare di un mese, dal 28 febbraio al 31 marzo, con 20 milioni di euro, il finanziamento per garantire continuità reddituale e occupazionale a circa 24mila lavoratori, ex Lsu e "Appalti storici", non allenta tensioni e proteste nel mondo dei servizi di pulizia delle scuole.

A scendere in campo oggi sono i presidenti delle tre associazioni delle imprese del settore pulize e multiservizi, Anip Fise/Confindustria, Legacoop Servizi e Federlavoro/Confcooperative, Lorenzo Mattioli, Fabrizio Bolzoni e Massimo Stronati, che parlano di «politica assente» e incalzano il nuovo governo «ad affrontare con urgenza la questione». Che interessa circa 24mila lavoratori, di questi quasi 14mila sono ex Lsu, lavoratori socialmente utili, soprattutto al Sud.

I numeri dell'emergenza
Le associazioni datoriali evidenziano come la legge di stabilità abbia ridotto del 48& per il 2014 gli importi destinati alla pulizia delle scuole, passando da 545 milioni a 284 milioni di euro. La spesa per i servizi di pulizia passa così dall'1% allo 0,5% dell'intero bilancio del ministero dell'Istruzione. Nelle prossime settimane, quindi, in assenza di nuovi interventi sarebbero a rischio 11mila posti di lavoro. Il maggior numero di esuberi si concentra nelle Regioni centro - meridionali come Campania (3.500, soprattutto nel napoletano e casertano), Puglia (1.300), Calabria (800), Sicilia (oltre 650) e Lazio (600). Anche al Nord i tagli governativi porteranno alla perdita di numerosi posti di lavoro in Lombardia (500) e Piemonte (500).

Un'ulteriore tassa di oltre 15 milioni
A rendere la situazione ancora più drammatica per il settore, evidenziano ancora le tre sigle, c'è la «tassa sul licenziamento» Aspi (prevista dalla legge Fornero) che le imprese dovranno corrispondere agli addetti che perderanno il lavoro per il taglio della spesa determinata dal governo: circa 1.500 euro per ogni lavoratore. Una partita da oltre 15 milioni di euro che graverà sulle imprese del settore già penalizzate dalla riduzione degli appalti. «Una tassa paradossale - spiegano - anche perchè con valenza retroattiva rispetto a questi appalti, e il cui pagamento è fondamentale per il rilascio del Durc e, di conseguenza, per incassare i pagamenti dai clienti».


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